Quando ero ragazzo pianificavo i miei giri in bicicletta con grande cura e concentrazione.

Distanze e dislivelli erano fondamentali per non esagerare e esaurire le energie.

Condizioni meteorologiche e temperature erano studiate con attenzione. E così i rifornimenti. Tutto andava programmato, soprattutto se si trattava di scalare passi alpini o di coprire distanze intorno ai 100 chilometri – e oltre.

Mentre sono nella zona industriale di Foggia e ricarico il People Van, mi ritrovo a fare più o meno le stesse valutazioni.

Quanto durerà la carica? Fino a dove posso spingermi? Rischio tutto o mi fermo a Termoli per un ‘rabbocco’? La salita di Lanciano, tipo gran premio della montagna, mi sarà fatale?

E, anche, farà molto caldo? Perché, sapete, meglio non usare l’aria condizionata. E non solo per Greta e per il Climate Change, proprio per la batteria. Fa sorridere perché sembra di fare i piccoli esploratori, che sto anche leggendo Amundsen, tra l’altro.

Programmare, calcolare, prevedere, considerare gli imprevisti: tutte cose che non si fanno più, non sono di moda, infastidiscono. Meglio il tutto e subito, il cotto e mangiato. Soprattutto mangiato.

Sono partito all’alba, e non è un modo di dire, da Bari, perché devo guadagnare tempo per coprire le distanze – antiorario significa anche questo.

Con Leonardo Palmisano ieri sera abbiamo animato un incontro nel parcheggio del palazzetto, in un quartiere periferico della città, incrociando mafie e ambiente, clima e cultura politica. Sembravano tutti sorpresi che fossimo per strada, a portata di mano. Senza codazzo.

Si immaginava forse qualcuno che avessi uno staff stipato nel furgoncino. E invece avevo solo il mio staff immaginario, di libri e di parole. Che però sono anche cose, quelle parole. E impegni. E promesse, a loro modo. Promesse di vita, come dice la canzone che suona ora.

Ora vi devo lasciare, scelgo un libro e attendo: il contatore mi dice che ho ancora due ore buone di ricarica.

E sì, mi fermerò a Termoli, non si sa mai. E terrò il finestrino abbassato. E andrò piano, perché la velocità è sconsigliatissima. Strade secondarie, basso profilo, periferie, aree marginali e interne, come le definisce il burocratese.

Molise e Abruzzo, elettrici. A dopo.

Grazie a Michele Stallo per le fotografie scattate a Bari.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti