Ricevo da Stefano Artusi:

«Il 26 aprile di 82 anni fa, verso le 16.30, all’orizzonte della città biscaglina di Gernika si staglia una nuvola nera, è uno stormo di Heinkel He 111, i bombardieri della Legione Condor della Luftwaffe, che di lì a poco scaricheranno circa 31 tonnellate di bombe incendiarie causando 1.654 morti, 889 feriti(*) e la distruzione dell’85,22% degli edifici.

All’Operazione Rugen parteciparono un totale di 31 bombardieri e 26 caccia, fra i quali anche bombardieri italiani dell’Aviazione Legionaria, contro una città priva di difesa antiaerea, che in quel momento ospitava un gran numero di soldati della Repubblica Spagnola che si preparavano a difendere la vicina Bilbao dalle truppe franchiste e di rifugiati delle zone occupate dal Bando degli insorti.

Il bombardamento di Guernica fu la prova generale, in vista della Seconda Guerra Mondiale, di come condurre un attacco aereo su una città, uno dei primi bombardamenti a tappeto sui civili della storia (il primo fu opera degli italiani, il 31 marzo dello stesso anno, a Durango, sempre in Biscaglia, che causò 294 morti). Si sviluppò in tre fasi: bombardamento degli edifici, bombardamento degli snodi logistici e delle riserve di acqua, infine mitragliamento sui civili in fuga e incendio della città. Passarono anni prima che si iniziassero a rimuovere le macerie. Di questa buia pagina però sono rimasti due i simboli di Guernica nel mondo, uno è il famoso quadro di Pablo Picasso, manifesto contro la guerra, che prende il nome della città, l’altro è rappresentato dal Gernikako Arbola.

L’albero di Gernika è uno dei simboli universali dei Paesi Baschi che neanche il bombardamento è riuscito a cancellare. All’ombra di questa quercia, da secoli, si celebrano le più importanti cerimonie civili e politiche della Regione, ancora oggi, il presidente della regione autonoma dei Paesi Baschi presta giuramento e gli viene conferito l’incarico sotto quest’albero. L’albero, situato davanti alla Casa de Juntas, l’agorà cittadina, fu piantato nel sec. XIV, conosciuto come Albero Padre. Solo nel 1742 venne sostituito da uno dei figli, poi chiamato Albero Vecchio, che visse fino al 1860. A sostituirlo toccò all’Albero Figlio che, rimasto illeso durante la Guerra Civile Spagnola, morì nel 2004 a causa di un fungo. Le sue ghiande sono state conservate e uno dei sui figli ne ha preso il posto proseguendo la tradizione. Ancora una volta è un albero ad intersecare la storia fra il passato distrutto e il futuro possibile, un messaggio di speranza civile e politica. Dalle macerie, dalle ceneri, si può risorgere.»

(*) Relación de víctimas causadas por la aviación facciosa en sus incursiones del mes de abril de 1937 di Jesus M. Leiazola del 4 de mayo de 1937, grazie alle dichiarazioni di 50 testimoni diretti.

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