Mai abbassare la guardia, dunque, mai confidare nelle «magnifiche sorti e progressive», mai limitarsi a celebrazioni rituali delle nostre carte dei diritti. Nessun punto è mai davvero d’arrivo, nessuna conquista assicurata una volta per tutte. […]

La conclusione è, insomma, che se la tradizione di riconoscimento e tutela dei diritti dell’uomo risale ormai ad alcuni secoli fa e può considerarsi un patrimonio relativamente acquisito dall’insieme del genere umano, rimane pur tuttavia sempre attuale il problema della concreta attuazione dei diritti stessi e della prospettiva di sempre migliori condizioni di vita e relazioni internazionali.

La strada resta perciò lunga e accidentata. Perché libertà e giustizia potranno divenire esse stesse codice comune dell’umanità solo grazie a una continua, indefessa e consapevole mobilitazione delle opinioni pubbliche di tutto il mondo.

Liliana Segre, «I diritti umani fra storia e futuro, prefazione alla Dichiarazione universale dei diritti umani, Garzanti, Milano 2018, pp. 13 e 18.

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