Sono in molti a chiedermi perché abbia deciso di fondare una casa editrice.

Per me si tratta di un ritorno alle origini, dal punto di vista personale e professionale, e però anche di un modo per proseguire con quella passione che ha ispirato le mie scelte fin qui. Peraltro, moltissimi mi hanno sconsigliato l’avventura – così come ormai è abitudine sconsigliare quasi tutto. Motivo in più per provarci.

Proprio ora che tutto si fa così basso, talmente basso che si è cominciato a scavare, proprio ora che è tutto uno scagliarsi contro la cultura e contro la scienza, proprio ora che le parole si sono ridotte a insulti – nemmeno fossero oggetti contundenti -, mi è sembrata una cosa importante da fare.

Ritrovare le parole, appunto, e le storie e le testimonianze di chi ha qualcosa da raccontare, partendo da sé, con un messaggio rivolto agli altri: in dialogo, in relazione con gli altri. Come dovrebbe essere.

Non esistono piccole storie. Le storie personali rappresentano questioni ‘mondiali’: anche la politica, del resto, ha molto a che fare con la storia delle persone e con la loro dimensione privata, che però non lo è mai del tutto. Ha a che fare con il loro destino e con il fatto che lo siano, persone, tutti quanti. Pare che lo abbiamo dimenticato.

Non è un caso, perciò, che la casa editrice si chiami People (peoplepub.it), che promuova percorsi a cui non siete abituati e che provi a dimostrare che non tutto quello che scrivevo qui sopra sia già perduto. E, anche, che siano tutti giovanissimi e che in molti casi giovani e inediti saranno gli autori.

Il piccolo catalogo di People – i libri sono disponibili solo sul web, perché andremo in libreria con l’inizio del nuovo anno – è il primo passo lungo un cammino difficile e però (e perciò) appassionante.

Leggeteci, se vi va. E invitateci a parlarne. Ne saremmo molto felici.

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