Leggete e salvate sulla scrivania lo studio dell’Istituto Cattaneo sulla percezione delle migrazioni. Gli italiani sono convinti che l’Italia sia il paese che ospita più migranti in assoluto e pensano che siano tre volte quelli che risiedono sul territorio nazionale.

Le responsabilità di questa situazione è di molti, quasi tutti. Dei mezzi di informazione, che enfatizzano ed esasperano la questione, dalla mattina alla sera (letteralmente). Di parti politiche che speculano e di altre che le hanno emulate, cercando disperatamente un po’ di consenso. Di un approccio (ri)vendicativo fino alla spietatezza. Di un tessuto culturale sempre più fragile. Di una scarsa consapevolezza dei numeri e delle proporzioni.

Nella Bibbia, ricorda Tahar Ben Jelloun nel suo Il razzismo spiegato a mia figlia, recentemente ripubblicato da La nave di Teseo, i capri espiatori si abbandonavano nel deserto. Esattamente ciò che vorrebbero fare molti italiani e ciò che in realtà i governi stanno già facendo.

Questione di melanina, soprattutto, all’insegna del peggiore razzismo che ritorna, più o meno consapevolmente. E una straordinaria occasione per proiettare paure reali su destinatari sbagliati. Perché il mondo è guasto ed è pieno di problemi: i migranti ne sono la testimonianza, non la causa. E così, invece di cambiare i rapporti di forza e di potere, si preferisce conservarli, ribadendo che noi siamo più forti dei debolissimi che si trascinano da un continente all’altro. Le stesse persone che non vogliamo che vengano qui, perché le sfruttiamo comodamente da casa nostra (a casa loro). Se si leggesse qualche libro, lo si scoprirebbe. E ci si occuperebbe delle cose da cambiare, davvero.

Tutto ciò è ovviamente funzionale all’emergenza, che così arricchisce chi ha costruito una politica e un’economia dell’emergenza, tipica ormai di un paese che non sa programmare e governare i fenomeni che si presentano: come nel sistema dell’accoglienza, dove si mette in croce Riace e si tace delle mille storture e opacità che si conoscono da tempo. Da sempre.

La realtà, intanto, sparisce, sostituita da una realtà aumentata da un’ideologia nazionalistica – lo studio ci illumina anche su questo aspetto – carica di odio. Tutto molto irrazionale, tutto molto poco reale.

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