Prendo in prestito il titolo da Fredrik Sjöberg (Iperborea), per dire due o tre cose sulle ragioni di una campagna, di una militanza e anche di qualcosa in più.

Siamo arrivati a 100.000 firme per la petizione in cui chiediamo che in Parlamento (ehilà, ci siete ancora?) si discuta delle enormità di Matteo Salvini nell’esercizio delle sue funzioni da ministro di qualsiasi cosa, perché si chiarisca, con il voto, chi sta con lui e chi crede, invece, di doversi opporre alla politica che Salvini rappresenta.

Ci chiedono: perché lo fate? Non siete in Parlamento, chi ve lo fa fare? Gli italiani hanno votato, che cosa volete?

Rispondo, con un po’ di sobrietà, rivoluzionaria di questi tempi: lo facciamo perché ci crediamo, perché ciò che dice e fa il vero presidente del Consiglio è molto grave, sbagliato, perché è basato sulle bugie e sulla strumentalizzazione di ogni episodio, su una retorica indegna, su argomenti presi dal razzismo più bieco e spietato, sulla base di una strategia internazionale che rifiutiamo totalmente. E non è grave e sbagliato e falso solo verso gli stranieri, è grave e sbagliato e falso verso di noi. E pericoloso per il nostro futuro.

Certo, gli italiani hanno votato. E sapete che cosa hanno votato? Un Parlamento, sulla base di una legge elettorale che quegli svaporati, arroganti e irresponsabili del Pd hanno disegnato su misura per il successo della Lega. Tipo felpa: il Rosatellum è una felpa per Salvini. Ma hanno votato anche altri, per l’83% hanno votato altri, non Salvini. E siamo interessati a capire che cosa pensano, quegli altri, di ciò che sta succedendo. E vi offro un altro elemento di riflessione: gli italiani voteranno ancora, quindi è legittimo – necessario, per una democrazia – che qualcuno faccia opposizione. Si ostini a farla. Si documenti per farla. Si mobiliti per farla.

Ci ostiniamo per tutte queste ragioni. E per un’altra, ancora più importante, per me fondamentale: per un senso della vita e dell’umanità a cui siamo affezionati, prima della politica, dei suoi calcoli e delle sue tattiche. Molto prima del «potere» e delle sue articolazioni. Tutte le inversioni, per cui il buono diventa cattivo e lo stronzo diventa santo, non ci spaventano, non ci interessano, ci fanno una sincera pena. Così come l’ignoranza sbandierata a ogni commento, insieme a quella violenza che sempre, inevitabilmente, l’accompagna.

Ci piacerebbe che il Parlamento ne discutesse, compiutamente, per la prima volta. Che non è mai l’ultima. Sempre se avremo a cuore la dialettica democratica e la possibilità di discuterne. Che non è data mai una volta per sempre, ma è da rinnovare ogni giorno.

Se siete d’accordo, continuate a firmare e a partecipare. Anche da casa, per le strade, si può fare politica. Ricordiamolo a tutti, a noi per primi.

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