Inauguro una rassegna di pubblicazioni ad uso e consumo di chi straparla, a cominciare dal ministero dell’inferno, che ieri si è reso protagonista di un passaggio di una gravità inaudita: in Libia per (non) ottenere accordi si è concesso una dichiarazione che non ha alcun fondamento, al solo scopo di orientare il dibattito da una prospettiva a lui conveniente. Dire che le torture sono «retorica» e che i campi in Libia sono «all’avanguardia», oltre a nascondere un insano wishful, offre una rappresentazione falsa di ciò che accade in Libia, come è stato documentato da rapporti Onu, da una sentenza inequivocabile del Tribunale di Milano, dai reportage di numerose testate nazionali e internazionali. Tutte cose che ho personalmente denunciato, citando fonti autorevoli, in Voi sapete.

In questo caso il vicepremier ha trasformato una sua opinione in una informazione attraverso una dichiarazione pronunciata dal suo scranno istituzionale, per di più dichiarando dal luogo a cui si riferiva. Siamo ben oltre le fake news, come comprenderete.

Per iniziare la rassegna – perché come pare abbia detto un giorno Karl Marx, l’ignoranza non ha mai aiutato nessuno (interessante che lo dicesse a un capopopolo, peraltro) – direi che va assolutamente ripreso il libro di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, Non lasciamoli soli. Storie e testimonianze dall’inferno della Libia. Quello che l’Italia e l’Europa non vogliono ammettere, Chiarelettere.

Il libro, che raccoglie numerose testimonianze sulle disumanità dei campi libici, inizia così:

Torturati nel fisico e annientati nella mente. In trappola. Sepolti vivi e dimenticati in quell’enorme buco nero in cui si è trasformata la Libia dopo gli accordi dell’estate 2017 tra il governo italiano e quello traballante e assai ben poco rappresentativo di al-Sarraj.
«Meglio morire in mare che rimanere in Libia» è la frase che migliaia di volte si sono sentiti ripetere i volontari delle organizzazioni umanitarie che si sono spesi, tra mille polemiche e un pesantissimo gioco di fuoco incrociato, per supplire alle carenze del soccorso marittimo europeo dopo la fine della missione Mare nostrum.

Un governo del cambiamento dovrebbe denunciare le responsabilità dell’esecutivo precedente, chiedere un intervento ben più vigoroso dell’Onu, che ora si limita a interventi minimi, come denunciato da Francesca Mannocchi solo qualche giorno fa, e sbattere in faccia a tutta l’Europa questa situazione scandalosa.

Se si esternalizzano i confini, come tutti fanno da tempo, si dovrebbero esternalizzare anche le responsabilità politiche e morali. E smetterla di speculare su cose di cui ci dovremmo tutti vergognare. Se capitassero a noi o ai nostri figli, a proposito delle stronzate che si leggono sui social, andremmo a liberarli a mani nude.

Tutto il resto, tutto, viene dopo.

Se vorrete seguire la rassegna, troverete qui il canale Telegram.

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