Milena Gabanelli scrive ciò che con Possibile e Beatrice Brignone cercai di spiegare al Parlamento italiano già due anni fa, mentre partiva una bella campagna di derisione collettiva promossa da Luciana Littizzetto (curioso che sia stata una donna, ma anche questo la dice lunghissima).

Era la questione – che ricorderete – della #tampontax, di cui Gabanelli parla sul Corriere.

Una questione di uguaglianza e di rispetto.

Per ragioni dirette e ovvie: «Ogni anno in Italia vengono venduti 2.6 miliardi di salviette igieniche, con l’Iva al 22%», ricorda Gabanelli e si parla di una ‘tassa’ imposta alle donne che vale circa 20-30 euro l’anno per ciascuna (però tutti a parlare di bollo auto e canone Rai, mi raccomando): decine di milioni di euro che le donne sono tenute a sborsare «secondo natura», con espressione tanto cara ai conservatori d’ogni specie.

Gli altri paesi europei, dove le mestruazioni non fanno ridere, hanno ridotto quell’aliquota, seguendo peraltro una direttiva europea che risale a più di dieci anni fa. Ce lo chiede l’Europa, sì ciao.

La questione è rilevante non solo in se stessa, ma perché riguarda anche altre «piccole cose» che la stessa Gabanelli, come avevamo fatto allora, cita: ad esempio, l’aliquota sui pannolini per i bambini, tassatissimi.

E, ancora, è importante perché fa riflettere sul modo in cui sono state determinate le aliquote Iva, sulle quali una riflessione si impone, dopo tanti anni dalla loro definizione.

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