Muovete il culo!: si intitola così il libro di Alberto Forchielli per Baldini+Castoldi. Un libro in perfetto stile forchiellese, strapieno di provocazioni, tirate inenarrabili, all’insegna della liquidazione totale di tutto ciò che in Italia rappresenta la classe dirigente. Un bel libro, nel suo genere, con certe tesi affermate con nettezza e senza alcuna cautela, come è giusto che sia per chi ha scelto di rompere il ghiaccio (e non solo quello) fin dall’invocazione iniziale.

Un libro veloce e superficiale in alcuni passaggi che però ne contiene altri di valore, soprattuto quando si tratta di devastare alcuni luoghi comuni, di superare formule tipo la «fuga dei cervelli» oppure alcuni riflessi per i quali se quelli che governano non vanno bene facciamo semplicemente il contrario e siamo certi che funzionerà. E invece sappiamo già che NON funzionerà.

Forchielli ce l’ha con gli uscenti e con gli entranti per ragioni diverse eppure convergenti. Ogni sua affermazione – anche la più inverosimile, come la «morale» stessa che illustra alla fine del libro – si basa su ricerche e su statistiche inoppugnabili. E mentre scherza in superficie, ragiona in profondità.

Un esempio: sull’immigrazione Forchielli se la prende sia con chi erige barriere sia con chi non si cura dell’inclusione delle persone che sono giunte in Italia. E ha ragione perché, ossessionati dalla prima accoglienza, che facciamo male, facciamo male anche la seconda e tutto ciò che ne consegue (eccezion fatta per la Scuola, che continua a svolgere un ruolo straordinario, nonostante tutto).

La sua riflessione ha due poli, potremmo dire: la scuola e la ricerca («gli ecosistemi innovativi», come li definisce), da una parte, e dall’altra il contrasto alla corruzione del sistema, a ogni livello, sleale e fatto apposta per i privilegiati, per chi è già dentro al sistema, appunto.

L’eterna lotta tanto cara a Carlo Levi e al mio amico Stefano Catone tra «luigini» e «contadini».

Detto ciò, l’aspetto che più mi è piaciuto del libro è che si deve prendere l’iniziativa, cazzo. E rischiare un po’ di più. Mi è venuto naturale applicare il metodo Forchielli all’analisi politica: è giusto che chi ha sbagliato si faccia da parte, ma chi vuole cambiare le cose, deve muoversi e muovere il culo, appunto. «Dal condominio a salire», come dice Forchielli, sistemando infissi e impastando pizze, non solo metaforiche, e non solo a rassegnarsi a discussioni generiche su come va male il mondo o la politica o la sinistra. Che sembra un genere letterario o uno stile d’altri tempi, con una lingua tutta sua, peraltro.

Ciò vale per una sinistra che latita fino al giorno del voto e poi si scatena nel dopo-voto, come fosse un carnevale di convegni e di interviste pensose. Come se tutti fossero solo spettatori e non protagonisti. Mentre i cittadini, a partire dai più giovani, lo sono, vero?

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