Vitalizi, banche, ius soli: la maggioranza di strateghi che governa il Paese ha puntato tutto su questi tre temi per chiudere in bellezza la legislatura. Dopo il Rosatellum, il sistema elettorale suicidario e la danza macabra intorno ai voucher e l’articolo 18, erano i tre punti qualificanti su cui giocarsi il tutto e per tutto.

Vitalizi: in Senato la maggioranza si è dissolta. E non per colpa degli alieni, di Ala, di Alfano, del M5s o di mia zia. No, no: per colpa del principale partito di governo, perché in molti, tra gli autorevoli senatori democratici, hanno dichiarato l’incostituzionalità della proposta Richetti votata con tanto risalto alla Camera solo poche settimane prima.

Banche: promessa un secolo fa, arrivata solo negli ultimi mesi di una legislatura già esausta, doveva essere il «redde rationem», non si sa bene contro chi, forse contro la propria nemesi, ma ci si è presto infilati nell’ormai tradizionale caso Boschi. Un caso che è presto tornato ad essere la selva oscura in cui si è smarrita la via di questa legislatura e del suo capo.

Ius soli: a parte i pietosi appelli del giorno dopo, lo ius soli, votato senza problemi due anni fa alla Camera, è stato portato in Senato tardi, senza convinzione e senza voler rischiare la stabilità del governo, magnificata fino a un momento prima. Se una legge su tre è passata con la fiducia – lo scrivono oggi i quotidiani – sullo ius soli Gentiloni non si è messo in gioco come aveva promesso di voler fare. Le dichiarazioni con voce stentoree di tutti quanti, Minniti il Libico compresi, non sono andate da nessuna parte.

Erano temi sui quali recuperare un rapporto a sinistra, recuperare terreno dove lo si era perso, dare un segnale di «castità». Devo dire che è andata benissimo.

Qualcuno dice che sono boomerang, leggerezze, cortocircuiti. A me viene in mente quando all’università, interrogando, si chiedeva al candidato un argomento a piacere. Il risultato era spesso una risposta imprecisa, perché troppo carica di aspettative o perché impensabile sbagliarla. Uno studente su due, sull’argomento a piacere, faceva confusione. Qualcuno un vero disastro.

Ecco, è andata così. Anche questa volta. In tutte le materie di un esame di maturità politica che non è mai arrivato.

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