Siamo tornati alla legge elettorale: bocciato il testo base, se ne fa un altro.

Come dicevo – a proposito di «avere la faccia come la faccia» – non ho cambiato idea sul punto, vorrei aggiungere un piccolo elemento politico: per quanto mi riguarda la scelta della collocazione politica non dipende in alcun modo dal sistema elettorale, ma lo precede. Com’è giusto che sia, senza trucchi e senza inganni, senza ghirigori e tatticismi.

Chi subordina la propria scelta al sistema elettorale, non fa un buon servizio alla politica italiana.

È venuto il momento della chiarezza: conosciamo le forze in campo. Ora tocca a noi raccogliere le migliori competenze intorno a un progetto di governo diverso dall’attuale (e non solo da quello) e provare a rappresentare tutti coloro che non stanno a questo gioco.

E chi è uscito da una maggioranza che si ripropone (anche perché tornano in auge le coalizioni: come sempre quando Renzi propone una cosa al Congresso, poi fa il contrario) non intende rientrarci. E se si vuole cambiare lo schema e definire in modo diverso l’intero quadro politico, non si può continuare a proporre quello che abbiamo visto in questi ultimi cinque anni.

Le cose si cambiano, cambiandole: non lasciandole così come sono. Soprattutto se così come sono ci sono piaciute pochissimo. E non le abbiamo condivise. Perché dovremmo iniziare ora? E perché dovremmo impegnarci su queste basi per il futuro?

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