Mentre in Spagna si assiste a un cambiamento fortissimo delle proporzioni elettorali, in Italia arriva puntuale la presa di posizione superficiale tanto quanto scontata del governo.

Twitta la ministra delle riforme che «Mai come stasera è chiaro quanto sia utile e giusta la nostra legge elettorale #italicum». 
 
Questo – supponiamo – perché in Spagna nessun partito ha ottenuto, nelle elezioni di oggi, la maggioranza dei seggi e può quindi autonomamente formare un governo. Come ragionevole visto che si vota con un sistema proporzionale e nessuno ha raggiunto neppure il 29% dei voti.
 
Solo con l’Italicum (proprio come con il Porcellum e – sia consentito ricordarlo – con la legge Acerbo del 1923, ma in questo caso a condizione di raggiungere almeno il 25%), in effetti, un partito con così poco consenso può governare da solo, smentendo – essenzialmente – la volontà degli elettori. 
 
Se l’Italicum fosse anche Ispanicum, infatti, oggi andrebbero al ballottaggio un partito con il 28,6% e uno con il 22,2% (lo spoglio è in corso) e quello dei due che prendesse un voto in più dell’altro (a prescindere dai votanti) otterrebbe ben 340 seggi alla Camera, pari a circa il 55% dei voti. Con un numero di seggi pari a due volte – o anche più – rispetto ai consensi. Il governo sarebbe salvo, la volontà popolare molto meno. Pochissimo.
 
Anche perché tutto il premio andrebbe al partito che vince trascurando qualsiasi accordo o apparentamento, impossibili per l’Italicum. Chi vince, anche partendo dal 22, come è capitato al Psoe, prende il 55% dei seggi. Spero sia chiaro una volta per tutte.
 
In sostanza, proprio il risultato spagnolo, che per la ministra mostra la «utilità» e addirittura la «giustizia» dell’Italicum, al contrario, ne evidenzia, l’ingiustizia, l’irragionevolezza, l’umiliazione della volontà dei cittadini, totalmente falsata pur di formare per legge un governo, quale che sia, trasformando in maggioranza una minoranza che ne è ben lungi.
Ma in Spagna l’Italicum non c’è. Nonostante il nostro governo, tramite il premier e la stessa ministra, ci avesse indicato questa legge come così irresistibile che presto ce la avrebbero copiata tutti, dal Manzanarre (appunto) al Reno, non è stato così e questo sistema elettorale – fedele al proprio nome – rimane solo nostro (almeno dal luglio 2016, quando diventerà utilizzabile).
 
P.S.: leggo che nell'ultimo messaggio urbi et orbi il premier ribadisce la stessa impostazione. Che fa abbastanza sorridere: prima si celebra la rottura dello schema politico per cui i due partiti principali dimezzano i propri voti e il protagonismo (finora assoluto) nella politica del loro Paese, poi gli si propone un sistema elettorale che taglierebbe fuori proprio i due soggetti dell'alternativa. Che potrebbero soltanto aderire alla proposta politica di quelli di sempre senza nemmeno apparentarsi e addirittura vedendo ridimensionata la loro presenza in Parlamento in termini di seggi. Fantastico.
  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti