Di tutto quello che si capisce della manovra, si può ben dire che la cosa più interessante è la partita delle clausole di salvaguardia, che ne rappresenta la parte più consistente (per il resto si tratta di una stabilità tipo Letta più errori più cose definitivamente di destra).

La questione delle clausole è fondamentale: clausole che si disattivano per essere attivate l’anno prossimo, a garanzie di scelte (anche quelle dell’anno scorso, per capirci) che non avevano copertura, se non l’anno – appunto – successivo.

Una sorta di politica dei derivati, in cui il governo tenta di garantire il debito (e prima ancora se stesso) con mosse super azzardate, di cui scopriremo le consueguenze solo attendendo la fine di questo mandato (mandato, quale mandato?).

Un ritorno al futuro (che va di moda) alla rovescia, che può andare bene, certo, ma può anche andare malissimo. Per fare cassa – ma solo elettorale -, per dare segnale a elettori che non sono più gli stessi, per continuare una corsa fatta di scelte che rendono solo dal punto di vista scenico.

Per il resto si spera in Draghi, nel petrolio basso, nella ripresa internazionale, nel turismo (gli altri c’hanno le guerre), nella fortuna. Che serve, intendiamoci. Ma poi passa.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti