Ieri sera ad Aprilia il comitato referendario ha raccolto firme tutta sera, durante la nostra iniziativa, arrivando a superare, in città, le cinquecento sottoscrizioni.

Ciò dimostra che non solo l’obiettivo è raggiungibile, ma anche che nei piccoli e medi centri della provincia italiana c’è iniziativa politica e promozione di una idea diversa di come si fanno e di come si devono fare le cose.

In tutta Italia la campagna cresce, si associano persone e soggetti sociali, il numero delle firme si intensifica e insomma la corsa prosegue come previsto in un crescendo.

Moltissimi firmano presso gli uffici comunali e chiedo a tutti di fare la stessa cosa, magari in copia, magari con un gruppo di amici. Basta poco e si restituisce ai cittadini la possibilità di votare e di scegliere.

In tutto questo è spiacevole registrare le continue leggende metropolitane che attraversano una parte della politica, secondo le quali non ne abbiamo parlato con nessuno, non abbiamo avvisato, abbiamo voluto fare da soli.

L’appello degli ambientalisti dimostra che c’è una larghissima condivisione sul tema delle trivelle, le riflessioni di chi dice che vuole proporli l’anno prossimo fanno pensare che i quesiti sarebbero più o meno gli stessi sul lavoro, le modalità con cui è sta concepita la riforma della scuola rendono difficile presentare altri referendum, per via dei contenuti finanziari (che non possono essere sottoposti a referendum) e della difficoltà di ritagliare la norma, con gli altri partiti e soggetti para-politici ne ho parlato da maggio, abbiamo inviato decine di email (a cui si è spesso risposto traccheggiando), abbiamo chiesto ad altri di scrivere quesiti, abbiamo sollecitato segreterie e gruppi parlamentari.

È legittimo che alcuni soggetti (altri hanno fatto il contrario) abbiano deciso di non partecipare, chiedo soltanto di evitare di fare una contro campagna strisciante secondo la quale – è l’ultima malizia circolata ieri – in realtà non ci crediamo. E invece ci crediamo. E ci stiamo moltiplicando. E faremo di tutto, anzi lo facciamo già, perché il motto non è: di’ qualcosa di sinistra, ma fa’ qualcosa di sinistra.

Per i diritti dei lavoratori, per la partecipazione dei cittadini, per la promozione di una conversione ecologica che sola ci può salvare (anche dal punto di vista economico), per ribadire che è un’idea di società che anche attraverso la scuola è messa in discussione.

E se ci pensate basta una firma. E dieci minuti di tempo. E con una sola firma si cambia lo schema: non più quello televisivo, non quello dei personaggi della politica, delle alleanze del diavolo con l’acqua santa, del rapporto unidirezionale dall’alto verso il basso. Si passa a uno schema diverso in cui i cittadini votano le cose, decidono sui diritti, recuperano le promesse tradite un po’ da tutti.

A me sembra moltissimo. E richiede un minimo sforzo.

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