Il dibattito interno alle 'minoranze' del Pd si sta riducendo a un tutti contro tutti, a uno scambio di accuse violentissimo tra i protagonisti, vecchi e nuovi, del famoso dibattito interno.

Cuperlo ha attaccato D'Alema, e così oggi Fassina, che dice che Bersani deve lasciare spazio a nuove figure. A ciò si aggiunge il presidente del partito, dopo avere irriso chi partecipava alla manifestazione, discute della sinistra renziana (e immediatamente ossimorica).

Non mi aggiungerò ai commenti dei commenti dei commentatori. Vi propongo soltanto alcune considerazioni:

1. Ho risolto un po' di anni fa, diciamo dal Congresso del 2009, il rapporto con i padri e mi pare sinceramente un po' stucchevole la riproposizione del dibattito.

2. L'unico modo per fare qualcosa di serio e di sensato è di costruire soluzioni precise che superino quelli che reputo errori del governo e le incertezze della sua azione e poi votare di conseguenza. Ci sarà chi, avendo votato a favore, parteciperà a manifestazioni che dicono 'no!' al governo, così sul Jobs Act, così sulla Costituzione. E c'è chi addirittura pensa già al no al referendum: potremmo iniziare a votare no in aula, diciamo.

3. Delle cose che ha detto D'Alema, ho già commentato: certo che il lavoro va fatto «dentro» e «fuori», anche perché da «dentro» molti vanno verso «fuori». Alcuni c'erano andati già, altri li hanno raggiunti, altri ancora vivono nella non-rappresentanza. Perciò è nato quello spazio che abbiamo chiamato Possibile, che da tempo cerca di coprire quello spazio, di creare relazioni, di superare un dibattito stantio tra correnti, con un movimento di opinione finalizzato a soluzioni di governo. Capisco che sia fuori moda, ma è l'unica cosa da fare.

4. A Landini chiedo, e non lo chiedo da oggi, di discutere: di un progetto di governo, di soluzioni legislative, di cose che si possono dire in piazza e portare subito in Parlamento. Discutiamo di come la sinistra può affrontare le sfide della disuguaglianza e della rappresentanza, insomma della democrazia. Se lui fa la coalizione sociale, noi dobbiamo provare a fare la proposta politica.

5. A chi si occupa di reddito minimo, per fare un esempio, chiederò presto un confronto, che mi piacerebbe fosse condotto da Giuseppe Allegri, antesignano in questo campo, per non disperdersi in dozzine di proposte che aiuterebbero soltanto chi il reddito minimo non lo vuole introdurre.

6. In generale, e per concludere, non credo sia il caso di continuare a vivere tutto questo in modo politicistico, perché non è cosa e non è più tempo. Bersani sabato ha detto che con i tagli (se ne annunciano di nuovi per Comuni e trasporto pubblico locale, a proposito di essere di sinistra) si sta deliberatamente e indiscriminatamente privatizzando la società (solo? E con i nostri voti?). C'è chi ha attaccato duramente la cosiddetta riforma della scuola. C'è chi ha parlato di scelte senza copertura (le notizie delle ultime ore lo confermano), di un rapporto fiduciario che si è rotto con la delega sul lavoro (che il governo si è dato da solo), di un modello di democrazia che è poco democratico e non corrisponde a quello che abbiamo voluto. Gli elettori, leggendo queste valutazioni, pensano che ce ne sia a sufficienza per cambiare Paese, non partito. Cerchiamo di rendercene conto, senza continuare a commentare il vicino, che non serve proprio a niente. Anzi, serve solo a una cosa: a far vincere proprio chi non ci convince.

 

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