Non sto parlando dei Baci perugina, ma dello straordinario successo di Youtube.com anche per quanto riguarda la vita politica. Se ne è occupato oggi il Corriere della Sera, riprendendo un pezzo molto interessante che l’Economist ha dedicato nel numero uscito la scorsa settimana alla democrazia virtuale negli Stati Uniti e in particolare alla corsa alla Casa Bianca: una sfida che è fatta sempre di più di colpi e contraccolpi video sul web. Leader indiscusso della partita è Obama, ma la signora Clinton se la cava altrettanto bene e anche Edwards non scherza. Il punto fondamentale è che però nessuno può controllare, come già succede per i blog, quello che può accadere in una democrazia digitale, a cui tutti possono avere accesso e in cui uno spot si può rovesciare immediatamente nella sua parodia, producendo immediatamente l’effetto contrario. Non è una questione di poco conto: se la sinistra italiana avesse compreso dieci-dodici anni fa le potenzialità del web (anche per sottrarsi allo strapotere televisivo del signor B.), non saremmo nelle condizioni in cui ci troviamo. Se il sistema dell’informazione si dovesse confrontare anche qui da noi con un potente dibattito on-line, che per altro cresce esponenzialmente anche in Italia, la ‘musica’ sarebbe diversa e certamente meno conformista. Se solo comprendessimo che il linguaggio della politica può essere diverso, anche suo malgrado, faremmo molta strada. Pare che Marta Vincenzi, candidato sindaco dell’Unione a Genova, ci stia pensando (anche se il suo sito, per ora, non si apre). Nel nostro piccolo, nella più remota provincia dell’impero, ci stiamo provando. Michele Faglia ha già un video su You Tube da settimane: si chiama Work in progress (la sfida continua). Un titolo-slogan che vale per la città dove è nuovamente candidato a sindaco, ma anche per la ricerca di nuove soluzioni per la nostra comunicazione politica.

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