In questo Paese c’è stato un grande dibattito sul concetto di «sabotaggio» che ha coinvolto, com’è noto, anche uno scrittore di fama.

Si parla spesso di chi sabota, ferma, si contrappone alle piccole e grandi opere, mettendo tutti in uno stesso sacco: quelli che lo fanno protestando, quelli che lo dicono ai convegni, quelli che esprimono qualche dubbio, quelli che criticano sulla base di dati oggettivi, quelli che discutono politicamente della priorità di certe cose rispetto ad altre.

Poi si leggono notizie così.

E, lo stesso giorno, si legge che i dirigenti della pubblica amministrazione devono essere licenziati se si rivelano inadeguati. Che, quando si leggono notizie come quelle di cui sopra, sanno un po’ di astrazione.

Chi sabota questo Paese? Chi lo frena? Chi gufa, guadagnandoci oltretutto (perché di solito i gufi ci rimettono)? Chi impedisce l’affermazione delle qualità e della (sempre più scivolosa) categoria del merito? Chi rovina la concorrenza? Chi fa aumentare la spesa pubblica? Chi sperpera tempo e denaro?

Perciò non si deve dimenticare mai che il contrasto alla corruzione e al malaffare è la condizione necessaria per ridare all’Italia la dignità che ha perduto.

Intendiamoci, a me non piace vedere arrestato proprio nessuno e spero che tutti siano nelle condizioni di dimostrare la propria innocenza. Però vorrei che le istituzioni sapessero allontanare certi soggetti molto prima che se ne occupi la magistratura. E invece capita che, proprio perché sono così, certi soggetti sono in grado di attraversare intere ere geologiche. E trovano sempre qualcuno che gli conferma l’incarico. A me basterebbe vederli lontano, a qualche centinaio di chilometri dai luoghi di potere.

Anche perché, e sorprende che ci si sorprenda, domani troveremo sui giornali le stesse parole che hanno riguardato Expo, MoSE, Mafia Capitale e tutte le opere, grandi e piccole (ma soprattutto grandi), che si realizzano in questo Paese. Parole di sconforto, di condanna, di rivolta. Da parte delle stesse persone, da parte di chi ha deciso di affidarsi proprio a quelli che – a parole – condanna, o non si è accorto di quello che stava accadendo. Con una puntualità davvero straordinaria.

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