Il gruppo dirigente del Pd attacca ad alzo zero Laura Boldrini (già dichiarata la Tsipras della settimana, scalzando Maurizio Landini nel gossip giornalistico) perché avrebbe detto che sarebbe il caso che il Governo ascoltasse i pareri delle commissioni parlamentari (una roba gravissima, vi rendete conto?) e di verificare l’urgenza di alcuni decreti, che il governo promana a profusione, perché forse non sono così urgenti. Questione di competenza del Presidente della Repubblica, certamente, intorno alla quale però la Presidente della Camera può anche avere una propria opinione (o, almeno, a me pare così).

Lo stesso trattamento era stato riservato a Pietro Grasso, quando si era permesso di dire che le riforme non gli piacevano tantissimissimo, in un’intervista a Repubblica. Peraltro, poi Grasso ha autorizzato canguri e supercanguri, senza avere mai nulla da ridire circa le iniziative (anche quelle più forzate) della maggioranza e del governo.

Cercare di trasformare Boldrini in Fini e accusarla di voler contrastare il governo mi pare semplicemente folle: ricordo a tutti che Boldrini ha partecipato – solo qualche settimana fa – all’incredibile seduta fiume sulla Costituzione. E secondo i rappresentanti delle opposizioni non ha esercitato la propria funzione di garanzia e di governo dell’aula secondo i principi costituzionali e democratici. Da una settimana all’altra, però, è diventata la nemica del popolo, ultimo baluardo di quel parlamentarismo verso il quale il governo e il partito del suo leader nutrono sempre più fastidio, come si vede anche dalle straordinarie riforme messe in campo (vedi alla voce rappresentanza, che non c’è più).

Non so voi, ma a me sembra tutto surreale.

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