La discussione per ribaltare la decisione della commissione Affari costituzionali di eliminare dal testo approvato al Senato i cinque senatori-non-più-a-vita-ma-a-lungo (nominati per sette anni dal Presidente della Repubblica) è surreale. I sostenitori della riforma-tutto-compreso (e quindi immodificabile per non offendere il Governo) dicono oggi il contrario di quello che dicevano ieri. Mi spiego: ieri dicevano che il Senato non poteva essere elettivo perché non è politico, ma rappresentativo delle istituzioni territoriali. Oggi, per consentire che ci siano anche senatori che non rappresentano le istituzioni territoriali (quelli presidenziali, appunto), dicono che invece il Senato è politico. Dire tutto e il contrario di tutto, perché quel che fa comodo non fa vergogna.

La assurdità del Senato con 95 nominati dai Consigli regionali e 5 possibili nominati dal Presidente è evidente riprendendo le norme.

Prevederebbe, infatti, l’articolo 55 della Costituzione che “Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali”.

E l’articolo 56 che “Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica”.

Infine la “rappresentanza della nazione” oggi attribuita ai senatori – come ai deputati – dall’articolo 67 della Costituzione è eliminata.

Quindi, in sintesi, i 95 scelti dai Consigli regionali rappresentano le istituzioni territoriali. Quelli nominati dal Presidente nulla. Però li teniamo lo stesso. Bello.

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