E si è finalmente materializzato, ieri, in Senato, attraverso le parole dell’arcangelo Paolo Romani, che ha candidamente – come si conviene a un ambasciatore di quel tipo – dichiarato la presenza fisica di una nuova maggioranza in aula.

Su un voto che è ben più di uno dei tantissimi voti di fiducia. Oltretutto in sostituzione di trenta senatori, quasi un terzo del gruppo del Pd.

Con quella mossa – suicidaria per Forza Italia – il partito di Berlusconi alle elezioni potrebbe addirittura arrivare quarto. Ma come dice il deputato Bianconi, voce critica del gruppo di Forza Italia alla Camera, magari non è vero: magari Berlusconi arriva primo, perché si accoda al premier in qualcosa di nuovo, che superi le storiche contrapposizioni.

Del resto, sono così vecchie, quelle contrapposizioni, e così poco attuali, che tutto si può muovere, in modo centripeto, si badi bene.

Molti, fino a ieri, pensavano che fosse fantapolitica, e nessuno lo ammetterà mai. Ma mi pare un passaggio fondamentale. E siccome non è l’ultimo passaggio (nonostante la retorica legge elettorale e riforma della Costituzione avranno almeno un altro passaggio parlamentare, a Camere invertite), la posizione andrà tenuta anche per i prossimi tempi.

Si tratta quindi della parabola del partito della nazione. Con magari un Presidente della Repubblica e un segretario generale del Quirinale (da ieri si parla) che capiscano l’operazione e forse la condividano pure.

Così si spiegherebbero tante cose, quasi tutte. Non solo il non-detto, ma anche il detto del Nazareno.

Sarebbe bene dichiararlo, per chiarezza di tutti. Berlusconi ha iniziato a dirlo, molto chiaramente, già oggi pomeriggio. Attendiamo chiarimenti in serata.

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