Vedo che ritornano gli attacchi a tutti coloro che difendono la libera scelta dei cittadini circa l’elezione dei parlamentari. Si dice: volete rimanere nella palude, non volete cambiare, tifate per l’impasse.

Ora, faccio gentilmente notare ai governisti più efferati (e meno cofferati) che la palude è proprio quella dei nominati, che prosegue con altri mezzi dopo la lunga e devastante stagione del Porcellum. Che lo stesso nuovo Senato è paludoso, con le nomine di secondo livello. Che non aver voluto i collegi uninominali provoca molta palude anche all’interno dei partiti e nel rapporto di competizione sana e democratica tra partiti. Che le pluricandidature non possono essere presentate come antidoto ai capilista bloccati, perché sono un moltiplicatore di nomine, ovviamente. Che tutto questo è stato deciso al Nazareno, che non è esattamente il simbolo della trasparenza. Che le larghe intese paludose sono l’habitat di questa discussione e chi non è d’accordo con uno schema che è stato rilanciato dall’attuale esecutivo ne è escluso.

Ecco, i paludosi sono altri: non i senatori (e i deputati) che chiedono l’elezione dei senatori da parte dei cittadini e che sia riportata a loro la possibilità (sovranità!) di scegliere i deputati. Non mi sembra che si chieda la luna, anche in ragione delle stesse promesse elettorali: si diceva, nessuno escluso, tutti scelti dai cittadini. Sì, ciao.

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