Se lo chiede Giuliano Pisapia oggi su Repubblica: il titolo è ancora più pesante. Dice: «Renzi non può tacere. Ritiri la circolare di Alfano». E così, mentre a Milano impazza la questione omofobia, tra il «culattone» di La Russa (che si dovrebbe vergognare) e i «pirla» che secondo Maroni hanno animato la manifestazione contraria al suo convegno, le doverose polemiche delle persone liberali (e normali) e il prete pedofilo (a insaputa degli organizzatori, che però non è la prima volta che lo vedono), si pone finalmente la questione politica.

Il milite ignoto Pisapia (ignoto perché la denuncia è contro ignoti, ma l’ignoto è proprio lui) combatte a mani nude per i diritti civili, perché questo Paese – per dire come siamo messi – attende ancora che in Senato la maggioranza (sempre che ci sia) approvi la (brutta e insufficiente) legge contro l’omofobia approvata alla Camera.

C’è un’ipocrisia di fondo, perché come noto la stessa maggioranza, i cui esponenti chiedono giustamente che i matrimoni si possano trascrivere, non è purtroppo favorevole ai matrimoni, ma – si dice – a una legge sulle unioni civili.

Chissà se qualcuno da Palazzo Chigi si farà sentire. Me lo auguro. Come mi auguro che gli omosessuali siano considerati, da noi e dalla legge, come tutti gli altri cittadini, senza distinguo, senza giri di parole, senza rinvii e ovviamente senza che sia rivolto, a loro e a tutte le persone che si professano laiche. A proposito di «je suis Charlie» e di una retorica che non vorrei sembrasse solo retorica e dettata da esigenze pubblicitarie.

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