In tutti i sensi.

Tutto è rimasto così com’era, più o meno, nell’anno in cui tutto sarebbe dovuto cambiare.

E allora, per iniziare nel migliore dei modi il 2015, Alexis Tsipras è un’occasione che sarebbe sbagliato liquidare con sufficienza, perché incrocia le questioni della sovranità e della responsabilità: in una parola, della democrazia. Non è questione di essere provinciali, di affezionarsi a un modello da importare, ma di riflettere sul futuro nostro e dell’Europa (e anche un po’ della sinistra) con una profondità che negli ultimi tempi non abbiamo visto (eufemismo).

I giornali parlano già di panico: curiosamente, perché qui da noi Grillo e Salvini sostengono l’uscita dall’euro domattina e Berlusconi parla ormai sempre più spesso di due euro diversi. I tre insieme hanno il consenso della maggioranza degli italiani, che quindi sono d’accordo con la ‘scissione’ dell’euro. Si tratta di proposte che paiono più «radicali» e «inquietanti» rispetto a quelle sostenute dai pericolosi sovversivi di Syriza e Podemos, che non intendono uscire dall’euro, come hanno spiegato un miliardo di volte. Entrambe le forze politiche, e Tsipras in particolare, rappresentano la terza via degli anni Duemila, quella che, bucando le larghe intese a livello continentale, si colloca tra la Troika e il populismo autarchico e nazionalistico che vediamo nascere e crescere in molti paesi europei.

La comunità internazionale sembra preoccuparsi solo se certe cose le dice la sinistra, chissà come mai.

Alla luce delle prime elezioni a livello europeo (noi andiamo avanti fino al 2018, giusto?) dovremo concentrarci su due elementi fondamentali:

1. Sostenibilità-contrasto alle disuguaglianze-crescita devono stare insieme. Di qui la necessità di uscire dal «tempo debito» come lo ha chiamato ieri, titolando, il Manifesto e provare a trovare insieme una soluzione, che tenga insieme tutte e tre le cose.
2. Unione sulle questioni fondamentali: trattamento fiscale e rapporti con il mondo (vedi alla voce multinazionali): dove finiscono i soldi (sui paradisi e gli inferni fiscali, tra mafie e speculazioni) e dove risiede la sovranità.

Lo so, erano i temi che avrebbero dovuto essere centrali anche per il semestre ufficiale. Peccato che siano rimasti sulla carta.

La nostra agente Elly Schlein e gli altri colleghi all’Europarlamento sono già al lavoro per costruire occasioni di condivisione, tra le anime progressiste presenti al Parlamento europeo, dai socialisti a Tsipras, a Podemos, ai Verdi. Il nostro Patto repubblicano, del resto, ha un’immediata vocazione internazionale e sarà sviluppato con un programma di governo per l’Italia e per l’Europa, senza soluzione di continuità, con l’immediata traduzione in proposte di legge, a disposizione di tutte e tutti.

Come sapete, abbiamo proposto con Possibile di partire dalle cose e non dalle sigle: ormai il Parlamento stesso è diventato un grande gruppo misto, in cui quasi un quinto dei parlamentari ha cambiato appartenenza, le maggioranze si sono composte e ricomposte senza alcun mandato degli elettori. La confusione e il trasformismo regnano sovrani, mentre noi vorremmo che fossero sovrani i cittadini e, con loro, le cose da fare, sulle quali impegnarsi nei prossimi anni, per cambiare davvero.

Abbiamo promesso una conferenza sul debito e la crescita qui da noi e manterremo la promessa. Intanto ci siamo muniti dell’agenda, da viaggio, edizione 2015, e dedicheremo sei mesi a capirne di più. A costruire relazioni e soluzioni più convincenti della sola “messa in scena” della camicia bianca. Non si tratta di cancellare tout court il debito, di premiare chi ha speso male, ma di ripensare una volta per tutte un accordo europeo che non ha portato i benefici sperati, con gli strumenti che per ora l’Europa ha rifiutato con superficialità e miopia.

Ci batteremo per l’abolizione della miseria (e della fame), il reddito minimo, la progressività delle aliquote, la riduzione della precarietà (che è recentemente diventata il suo contrario, l’aumento della precarietà come una bandiera della modernità), le scelte di investimento non cementizie o fossili, il riconoscimento dei diritti a chi non ne ha.

L’agenda da viaggio, attraverso l’Europa, con gli appuntamenti sulla sinistra e le proposte sulla destra (nel senso della pagina, eh).

E a chi vi dice che non ci sono alternative, che il 2015 sarà uguale al 2014, come il 2014 è stato in tutto simile al 2013, e via regredendo, dategli del gufo, con la suprema tattica dello specchio riflesso, con cui si giocava da bambini: gufo chi dice gufo, insomma.

Tanti auguri.

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