Il premier dice che stiamo portando a termine le idee dell’Ulivo, sul Senato e la legge elettorale. Purtroppo non è così.

Il programma dell’Ulivo prevedeva un Senato sul modello tedesco, nell’ambito di uno Stato “di ispirazione federale”. Allora si credeva nel federalismo, tanto che alla fine si arrivò alla riforma del Titolo V, rispetto alla quale il Pd sta tornando indietro. Il Senato proposto in questi mesi, peraltro, non è ‘tedesco’ ma italianissimo (al massimo boschivo) perché i senatori-consiglieri non sono espressioni dei governi regionali, ma sono votati dai loro colleghi nei Consigli reigonali per fare un mucchio di cose diverse e non – come diceva il programma dell’Ulivo per deliberare “le sole leggi che interessano le Regioni, oltre alle leggi costituzionali”. Quindi, oltre che sulla composizione è dal punto di vista delle competenze che la proposta in discussione con quel modello ha ben poche affinità. Peraltro anche all’epoca una parte della coalizione propendeva per soluzioni diverse, tanto che la bicamerale propose sostanzialmente un Senato “misto”.

Per quanto riguarda la legge elettorale, invece, l’Ulivo non modificò mai il Mattarellum. Al massimo una parte della coalizione voleva eliminare la quota proporzionale o almeno l’assurdo meccanismo delle listine bloccate e lo scorporo previsto per la Camera. Il sistema in quel caso era maggioritario, mentre quello proposto da Renzi è un proporzionale con ballottaggio unico nazionale per il premio di maggioranza, che è cosa molto diversa. Non ha collegi uninominali, ma collegi molto più grandi con più candidati (che si candideranno in più collegi scegliendo dopo le elezioni dove essere eletti).

Non si capisce perché si debbano dire cose così imprecise. O forse lo capisco.

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