Leggo sui giornali che c’è una certa tendenza, dalle parti del governo, al vittimismo: ci bloccano, non ci fanno fare le riforme, non sono disponibili a cambiare.

Ora, a parte che tutto il Pd ha votato per cambiare il premier, al volo, più o meno con il tempo che ci vuole a ordinare un caffè al bar, senza condizionarlo con alcun riferimento a qualsivoglia programma di governo (cosa che per me rappresenta ancora un’enormità), segnalo alcune cose di una certa rilevanza:

– più o meno tutto quanto il partito ha votato la legge elettorale di corsa, ritirando tutti gli emendamenti presentati, ha consentito la sua approvazione sulla base del patto famoso mesi e mesi fa e non ha certo impedito a nessuno di portarla al Senato immediatamente;

– tutto il partito – a parte pochissimi – ha salutato con favore (e ancora la sostiene) la trasformazione del Senato in quella cosa strana che prevede la nomina degli odiati consiglieri regionali e dei sindaci: mi risulta che l’unico contrario a questo obbrobrio alla Camera, nel Pd, sia io (cioè tipo un parlamentare o giù di lì), quindi non vedo dove siano tutti questi problemi ad approvare la madre di tutte le riforme;

– alla legge di stabilità sono state presentate dalle minoranze otto-dico-otto proposte emendative di senso politico, di cui è stata accolta solo quella che prevede che i bonus bebè non siano destinati alle famiglie molto benestanti, che – ragionavamo – non ne hanno così bisogno (leggevo ieri che il premier ha dichiarato che ci vogliono gli asili nido nelle periferie, eh già);

– sulla nomina dei giudici costituzionali non sono stati ascoltati quelli che proponevano subito di adottare il metodo che è stato poi assunto dopo venti votazioni, con successo;

– sullo Sblocca Italia i parlamentari delle regioni da trivellare, per fare un altro esempio, hanno votato il trivellamento, anche se sapevano che le loro regioni avrebbero presentato una lunga serie di ricorsi alla Corte costituzionale;

– sugli altri provvedimenti minacciati dal governo – dai diritti civili alla giustizia – abbiamo provato a dare una mano, come sull’autoriciclaggio, ma i problemi in questo caso sono legati alla natura delle larghe intese e del Nazareno e non certo causati dai laici e liberali (e liberi) del Pd;

– sul Jobs Act, infine, pare che mercoledì a Palazzo Madama tutti (a parte chi non l’ha votato un mese fa, quando passò per la prima volta al Senato) voteranno – senza le piccole defezioni che abbiamo registrato alla Camera (ricordo: due contrari, trenta fuori dall’aula).

Alla luce di tutto ciò, mi sembra di poter dire che l’unico vero avversario del governo, l’unica vera ragione di attrito, l’unico freno irresistibile, l’unico motivo di impasse sia costituito dalla realtà.

Realtà gufa, mondo crudele.

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