Peppe Allegri – che è uno bravo – ne ha parlato oggi al convegno di Bin Italia.

Dice che bisogna difendere la modernità dal (non del) Jobs Act, che non rappresenta – così come la legge di stabilità – i poveri (senza reddito o con redditi molto bassi) e i lavoratori autonomi di ultima generazione (perché invece c’è un piccolo aiuto per gli autonomi tradizionali).

Una modernità che va rivendicata, con un reddito minimo che in Europa hanno tutti e che l’Europa ci chiede da talmente tanto tempo (il 1992) che ce ne siamo dimenticati. Perché la questione è proprio questa. E se si parla di ammortizzatori, si eviti – con questa legge di stabilità che ci mette pochissime risorse – di parlare di universalità, perché non è che un sussidio molto parziale, in tutto simile per le proporzioni alle casse in deroga a cui siamo abituati da qualche anno.

Una vera modernità – una contemporaneità, la definirei – che manca allo schema di riforme che sono state presentate dall’esecutivo e imposte finora con la fiducia.

Perché non si può fare debito per finanziare misure – con la promessa non mantenuta di estenderle – che ‘tagliano fuori’ chi sta sotto e chi si trova in condizioni di emergenza e di incertezza ancora più gravi.

Perché non si può dire «il posto fisso non esiste più» e non considerare le conseguenze di una simile (e per altri versi forzata e strumentale) affermazione. Altrimenti sono puri nomi, anzi: puri slogan.

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