1. Bandire i calcoletti e i politicismi: se c’è una cosa che tutti dovrebbero avere imparato da questa (prima?) edizione elettorale del 2013 è che i calcoli di parte (non importa quale parte) sono sbagliati. Chi pensa che tornare a votare significhi la vittoria di questo o di quello si prende un rischio per il Paese, certamente, ma anche per sé.
2. Chi si propone per l’incarico di formare un governo faccia una proposta complessiva, la si pubblichi sul web e si sottoponga all’attenzione delle forze presenti in Parlamento e dei cittadini. Senza filtro.
3. Si evitino i commenti polemici e il batti-e-ribatti: già lo spettacolo è stucchevole di suo, in questa situazione se tutti continuano a dichiarare per rispondere alla dichiarazione precedente si rischia il regresso all’infinito e di non capirci più un cazzo (termine tecnico).
4. Se possibile i «pontieri» (perché si tratta di un vero e proprio ponte-sullo-stretto, politicamente parlando) si muovano all’aria aperta, perché questa cosa dello «scouting» è già stata strumentalizzata a sufficienza. E mentre leggiamo di De Gregorio, è il caso di tenere alto il profilo della proposta e della relazione politica che si vuole costruire con le forze presenti in Parlamento e con i loro rappresentanti politici.
5. Per evitare che tutto si riduca a un gioco del «più uno» si tenga conto del dato elettorale senza aumentare il tasso di demagogia (perché dopo le elezioni è ancora più bizzarra, la demagogia), cercando soluzioni legislative che conservino il massimo di cambiamento e quel minimo di razionalità che non deve andare perduta. Perché ne abbiamo già perduta abbastanza.
6. Per quanto riguarda il Pd, se è possibile, sollevare dall’incarico, per almeno un mese, i soliti strateghi che ci hanno fatto sempre vincere, dal 1994 ad oggi. C’è un segretario che è stato scelto con le primarie e con le primarie è stato candidato a premier: proverà a fare un governo, dimostrando al Capo dello Stato di godere di una maggioranza possibile, e fino a prova contraria tutti si devono impegnare a raggiungere questo obiettivo. Se non ce la farà, valuteremo il da farsi, ma puntare al «tanto peggio, tanto meglio» è davvero da irresponsabili. Per quanto riguarda la discussione sul futuro del Pd, si aprirà nel giro di poche settimane una stagione congressuale e sceglieremo chi dovrà guidare il partito nel futuro.
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