Oggi, nella relazione, il segretario del Pd, in cerca di predecessori a sinistra, ha dichiarato che il suo Senato dei sindaci riprende l’idea delle forze di sinistra alla Costituente. Non è così.

La sinistra alla Costituente ha sostenuto anzitutto il monocameralismo, in ragione della unicità della volontà popolare, ritenendo che il bicameralismo avesse senso soltanto in uno Stato federale (Nobile).

Una volta che i lavori declinarono verso il bicameralismo la preoccupazione delle forze di sinistra fu anzitutto quella di temperarlo rendendo le due Camere sempre più simili, soprattutto nella composizione.

Da qui il sostegno all’elezione a suffragio universale diretto, convergendo a sostegno della proposta del liberale Grassi (anche in opposizione alla rappresentanza delle categorie sostenuta da Mortati e dalla DC), che fu poi – come noto – approvata, assicurando il legame con le Regioni (e solo queste, non certo gli enti locali), prevedendo l’elezione “su base regionale” dei senatori.

Semmai si potrebbe precisare che il testo su cui si realizzò inizialmente la convergenza tra liberali e sinistra prevedeva la elezione dei senatori in parte minoritaria (un terzo) da parte dei Consigli regionali (senza alcun coinvolgimento degli enti locali) e in maggioranza a suffragio universale diretto.

Una proposta analoga pende oggi alla Camera dei deputati: è la mia (A.C. 2227), che avevo messo, appunto, a disposizione, come soluzione di mediazione.

Non se ne è mai neppure discusso, nonostante ce ne fosse tutto il tempo.

Perché, in fondo, della riforma del Senato, a differenza di quanto si dice, il partito ha discusso molto poco: solo in una direzione di molti mesi (e quasi altrettante bozze) fa, quando si proponeva che della seconda Camera facessero parte, ad esempio, 108 sindaci. Ma quando tutto diventa approssimazione capisco che questi siano dettagli.

La Costituente, però, cerchiamo di citarla solo a proposito: lì il dibattito fu serio e le proposte degli outsider ebbero ascolto e poterono contribuire alla decisione finale (presa sì a maggioranza, ma dell’88%, con 453 voti su 515).

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