La notizia è questa: dei quattro paletti piantati dal premier sulla riforma costituzionale il primo è saltato. I senatori saranno elettivi.

Così prevede infatti l’ordine del giorno Calderoli approvato a maggioranza. Una maggioranza trasversale, ma diversa da quella che sostiene il Governo, che ha cominciato così a rilasciare dichiarazioni molto discutibili. Dalle minacce (in realtà smentite) di dimissioni allo stop ad altre “concessioni” (dopo quelle sull’allungamento dei tempi e la disponibilità a discutere di alcune modifiche, ma solo nel perimetro arbitrariamente fissato dallo stesso esecutivo).

Il governo – gli diamo volentieri questa informazione – non fa “concessioni” al Parlamento, perché è quest’ultimo a controllare il primo e non viceversa. Infatti sono le Camere a essere elette dai cittadini (queste purtroppo in base a una legge incostituzionale e per questo sarebbe utile tornare a votare), mentre il Governo (e questo in particolare) non ha una legittimazione diretta, ma la ottiene, appunto, dal Parlamento attraverso la fiducia. Per di più stiamo parlando di riforme costituzionali: Calamandrei invitava a lasciare liberi i banchi del governo, quando si parla di Costituzione.

Tutte queste forzature, che confermano come si sia abbondantemente smarrito il senso delle istituzioni, hanno portato alla fine all’adozione come testo base delle riforma del disegno di legge governativo.

Con i voti determinanti di Forza Italia, senza la quale, quindi, le riforme costituzionali (almeno come piacciono al governo, e non del tutto a chi lo sostiene) non si possono fare. Cosa chiederà in cambio Forza Italia? Il presidenzialismo? Pensa questo governo di centrosinistra di farsi artefice di una riforma costituzionale che prima indebolisce il Parlamento e poi aumenta i poteri del Presidente?

Ma l’adozione di quel testo base è stata – è evidente – la madre di tutte le battaglie da parte dell’esecutivo (che ha messo in difficoltà lo stesso partito di cui il premier è segretario, o almeno una sua parte, Corradino Mineo essendo stato costretto a uscire per quel senso di responsabilità che sempre noi dobbiamo dimostrare). Ma questa marcia forzata, oltre a essere stata impropria (e forse dannosa, è stata inutile perché quello che sembrava il paletto dei paletti: la eliminazione dei senatori e la loro sostituzione con sindaci e delegati regionali sono già saltate.

Sulla base dell’ordine del giorno Calderoli avremo infatti senatori eletti dai cittadini (che ogni tanto ci piace che siano gli elettori a scegliere gli eletti e non viceversa) e una riduzione del numero non solo dei senatori, ma anche dei deputati. Proprio come prevedono le proposte presentate da Chiti al Senato e dal vostro affezionatissimo alla Camera, con un testo predisposto da Andrea Pertici, che ormai avete imparato a conoscere. Se adesso al Senato fossero attribuite anche funzioni serie (e pur distinte da quelle della Camera) mantenerlo avrebbe davvero ancora senso.

Speriamo, in ogni caso che la riforma costituzionale prosegua in un altro modo, perché anche se una prima importante correzione (quella della elettività dei senatori) è stata impostata, siamo partiti male.

Secondo lo schema delle ultime riforme: a colpi di maggioranza. Uno schema sventurato che ha portato nel 2001 il centrosinistra a imporre una riforma che ora tutti dicono deve essere nuovamente cambiata (e proprio alcuni di quelli che ne sostennero convintamente la necessità, votandola, oggi sostengono altrettanto convintamente che sia stato un errore e voteranno la sua correzione). E lo stesso schema che ha portato nel 2006 il centrodestra a imporre la sua riforma che gli elettori hanno sonoramente bocciato in un referendum (perché quando hanno gli strumenti per partecipare i cittadini sanno farsi sentire bene). Noi siamo per un altro schema: quello che abbiamo seguito anche con la proposta Chiti, che ha raccolto infatti molti – e trasversali – consensi, lavorando insieme per il cambiamento.

Perché dopo mesi di ultimatum (che non lo erano), sconfinamenti, attacchi ai senatori paludosi, professoroni, attaccatiallapoltrona, incercadivisibilità, senzanumeri, si è forse capito che i numeri sono altri e che le riforme costituzionali non si fanno per segnare un punto elettorale, ma per progettare insieme (!) il futuro.

P.S.: attaccare per mesi Chiti per poi dare spazio a Calderoli, da ultimo, non mi è sembrata una grande idea.

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