Un'intervista di ieri sul Fatto ha scatenato il solito parapiglia: al centro del dibattito, le mitiche cene con cui e nelle quali i civatiani concupirebbero i grillini. Peccato che Lucrezia Ricchiuti, che prima di essere civatiana è ricchiutiana (perché i nostri senatori hanno un'intelligenza autonoma, sapete?), parlasse di una cena a cui lei si era aggiunta e a cui avevano partecipato grillini di tutte le specie, ortodossi e eterodossi.

Lo spiega oggi Vito Crimi, per dire, perché ormai tutti devono chiarire e giustificarsi, in un clima da Orwell versione cartoon.

cenePer quanto riguarda le altre cene, ci vuole la simpatia di Luca Pastorino (un pastoriniano amico di Civati) per chiudere definitivamente la questione (ci vediamo da Mario, prima o poi).

Purtroppo a cena con i grillini, il vostro affezionatissimo non ci è mai andato. Non che sia un problema andare a cena con i grillini (se non forse per qualche grillino esagitato o per lo stesso Grillo o per gli autori del suo blog, come già avevo chiarito un secolo fa, invitando a cena il leader-megafono), ma non è mai capitato. Una volta ricordo di aver ricevuto un invito a cena, devo essere sincero, da amici del M5s (non quelli che escono dal Movimento, sia chiaro) ma ho declinato, solo perché ero già partito. Spero che come spiegazione possa bastare ai grillini osservanti (nel senso che osservano).

Per il resto, faccio parte di un Parlamento, in cui – by definition – ci si parla. Altrimenti lo avrebbero chiamato murocontromuramento. E non ne avrei fatto parte.

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