Sto andando a Taranto con Vincenzo, dopo essere stato nel Salento da cui partì Prodi con il pullman quando ero ragazzo (a Mesagne ho trovato anche una bandiera dell’Ulivo: mi hanno detto che se non ne trovo altre, me la regalano volentieri).

Solo che noi non abbiamo il pullman, abbiamo i passaggi di chi mi dà uno strappo (termine tecnico) da un punto all’altro. Giovanni verso Vicenza, un altro Giovanni a Cosenza e sul Pollino, Tommaso a Treviso, Andrea a Trento e Bolzano, Luca in Liguria, Elly a Bologna, Valentina da Catania a Trapani, Samuele in Toscana, Sandro dappertutto.

Che ne ho viste talmente tante, di auto, che potrei aprire una concessionaria.

A volte un’auto a noleggio, come quando sono stato Agrigento e ho attraversato su una 500 una Sicilia nuvolosa e struggente. A volte un pulmino, come nelle Marche, risalendo con Mirko valli e colli tutt’altro che ermi. A volte la mia auto, che ha sostituito la C3 Marsala che ha ‘rotto’ in campagna elettorale, nella Bassa.

Manca solo l’autostop: sul cartello ci metto un grazie destinato a tutti coloro che si sono preoccupati di accompagnarmi. Per il viaggio e per le cose che ci siamo detti, soprattutto. Nella campagna politica ed elettorale più artigianale ed economica di tutti i tempi.

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