Da mesi abbiamo avviato una campagna politica permanente. Con poche risorse materiali e un patrimonio immateriale sconfinato. Senza apparati di sorta, senza fare pasticci, senza imbarcare nessuno, a nessun livello. Che poi chi si imbarca su un battello che non cerca posizioni di potere, che critica lo status quo, che mette in discussione un intero gruppo dirigente e una linea politica che a tutta prima sembra largamente maggioritaria?

Non lo dico perché mi interessa parlare male degli altri. A me di quello che fanno importa fino a un certo punto: interessa molto di più quello che possiamo fare noi.

E stiamo facendo moltissimo, dimostrando che si può fare bene spendendo poco e ripromettendoci che, oltre ad aprire una riflessione sul gettonatissimo tema del finanziamento ai partiti, ne apriremo una ancora più considerevole sulle spese dei partiti. E delle fondazioni. E delle regole da osservare.

Non c’è bisogno di strafare, ma solo di fare le cose che servono: il resto lo fa la passione politica.

E fa piacere osservare che i tantissimi finanziamenti che sono giunti per la campagna congressuale sono di pochi euro in molti casi. E non è la cifra, ma a contare è davvero il sentimento. Spiegarlo e ribadirlo costituiscono già una buona parte del messaggio politico di cui abbiamo bisogno. E il migliore inizio per andare fino alla fine.

P.S.: ora per esempio sono in auto con Sandro, che mi accompagna su e giù dal Sacro Gra. E si diverte pure (secondo me è matto). E lo voglio ringraziare, perché non c’è proprio nulla di scontato in quello che sta facendo. Proprio nulla.

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