Quindi, tutti gli altri candidati dicono, come già Letta e Franceschini, che si torna a votare nel 2015. O forse dopo ancora. E che l’anno prossimo non si vota, se non per le Europee.

Poi ovviamente tutti dichiarano con voce stentorea: mai più larghe intese e, cazzo, no al proporzionale!

Solo che non si rendono conto o forse fingono di non rendersi conto che un altro anno e mezzo così, con le larghe intese (iniziate nel 2011: in totale fanno quattro anni così) e tutta questa voglia di centro, porterà inevitabilmente a una trasformazione del sistema politico italiano.

Per alcuni si tratta soltanto di calibrare i termini per la candidatura a questo o a quello, per altri di tenersi il partito. A me pare che fatta la legge elettorale sia più serio e coerente e consapevole che andare avanti con una maggioranza che gli elettori non hanno voluto e i cui contraenti si erano impegnati, sotto giuramento, a non stipulare. Una maggioranza che, se Berlusconi davvero se ne andasse (perché stiamo ancora aspettando), non rappresenterebbe nemmeno il 50% degli elettori.

Faccio timidamente notare che mai più larghe intese lo dicevano tutti già a gennaio: noi lo scrivemmo nella carta d’intenti che facemmo firmare a tutti quanti, Berlusconi lo usò contro Monti e la sua eredità da cui intendeva smarcarsi. E poi le abbiamo rifatte, peggio di prima. E non intendiamo darci un tempo, perché non abbiamo molto altro da dire a chi ci dovrebbe votare.

Per quanto riguarda infine la ricostruzione del centrosinistra e di un campo democratico, possiamo aspettare. Chissà che cosa ne pensa Vendola, che ricordava giusto due giorni fa che lui è all’opposizione e ci rimane. Chissà come faremo, tra diciotto mesi, a ripresentarci insieme. Nel frattempo Grillo sorride e ne ha motivo, cinicamente, perché anche le Europee saranno una bella sfida. In cui lui, come nota la puntualissima Gualmini, oggi, sulla Stampa, parte favorito. Grazie agli altri, che “lavorano per lui”.

  •  
  •  
  •  
  •  

Commenti

commenti