Ora si parla di un Congresso in due fasi. Tipo sindacato. A tesi. E le candidature dopo. La tesi, in sostanza, è non avere candidature che cambino lo schema.

E mentre si discute del caso Briatore (che appassiona tutti i democratici: sì, ciao), i bersaniani scrivono un intero documento contro Renzi (ma è un caso), molti mi chiedono perché i giornali non diano notizia della mia candidatura.

Vorrei rassicurare tutti: i grandi giornali non ne parleranno ancora a lungo. Un po’ perché la valutano poco, la mia candidatura. Un po’ perché hanno già deciso chi sostenere. Un po’ perché non la capiscono. Un po’ perché non ci sono capibastone a sostenermi. Un po’ perché non è riducibile al derby Renzi contro Bersani.

Non preoccupatevi, però: vado avanti, in ogni caso, anche se al Congresso faranno votare solo quelli che di nome fanno Guglielmo.

Se pensano di farci perdere la pazienza con tutti questi rinvii e con queste discussioni che hanno del surreale e che sembrano riguardare tutti, si sbagliano.

Come diceva qualcuno, anticamente, «a te convien tenere altro viaggio» (sottinteso: «se vuo’ campar d’esto loco selvaggio»).

Mi dispiace solo che questo Congresso non si faccia subito, come era stato promesso (e com’era previsto dallo Statuto, anche senza le dimissioni di Bersani). Che il governo non abbia ancora chiarito (al di là delle cose che dice Zanonato, che ne dice tante, eh) che cosa intende fare.

Ma non importa il giorno, né l’ora: noi vegliamo. E ci stiamo organizzando. Senza pensare all’elefante. Né ai documenti dell’anno scorso. Né, con rispetto parlando, a Briatore.

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