Prima dovevamo attendere le scelte di Napolitano, perché era giusto non chiedere le sue dimissioni perché altrimenti i mercati ci avrebbero massacrato. Non ne ero tanto convinto, come tanti, e dicevo anch’io di far presto, ma mi son detto: sarà così. Meglio affidarsi al Presidente.

Anche perché nel Presidente, dicevano, ci dobbiamo riconoscere tutti. E ci mancherebbe.

Poi quando Napolitano non si è dimesso e ha nominato i dieci saggi, tutti a dichiarare: i dieci saggi fanno ridere. Peccato che li avesse nominati il Presidente. Che non si doveva dimettere, perché altrimenti i mercati ci avrebbero massacrato. Il Presidente a cui dovevamo affidarci, perché nel Presidente ci dobbiamo riconoscere tutti.

Ora, il nuovo tormentone è: fare qualcosa subito. Certo, potremmo andare a votare tra oggi e il 18 aprile, prima che inizino le votazioni del nuovo Presidente. Oppure fare un Congresso del Pd in un fine settimana, cambiare il segretario e avviare la campagna elettorale per le Politiche e le Europee. Insieme.

Non so se si conosce il senso dell’espressione «semestre bianco». Non so se la demagogia ci travolge al punto da non capire che si è stabilito di arrivare fino a metà di aprile. Perché quelli che hanno fretta ed erano sicuri che il tentativo di Bersani sarebbe andato male, non hanno chiesto le dimissioni di Napolitano il giorno dopo le elezioni?

Come scrive, a settimane alterne, il Sole, avremmo «fatto presto». Bastava dirlo. Ora ci tocca aspettare quindici giorni. E non lo ha deciso il Pd, sia chiaro. E a volte leggo dichiarazioni dei nostri che sono identiche a quelle del Pdl, di qualche minuto prima, o di qualche minuto dopo. Ma sono certamente io a sbagliarmi.

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