La strategia è chiara: Bersani presenterà a Napolitano un governo composto da tutti i nomi autorevoli e pop che sarà in grado di mobilitare, nomi che il M5S non veda con fastidio, per convincerli a dare la fiducia. Un governo «All-Star» per convincere le Cinque Stelle: #occupyfirmamento.

Il piano C, come ho ripetuto, viene dopo il piano A, ma il piano A sembra già tenerne conto: e ciò è bene.

Sono certo poi che Bersani non indicherà nomi solo perché «fanno scena» (sarebbe un errore micidiale), ma perché sono in grado di fare i ministri nel migliore dei modi: di nomi, nella società italiana ce ne sono molti, anche se per la politica sono stati a lungo sommersi.

L’occasione della presentazione di questo esecutivo consentirà di ribadire che la politica non è una disciplina riservata e limitata all’influenza di pochi eletti (in alcuni casi, nemmeno eletti, ma solo nominati), ma è il patrimonio di un’intera nazione. E che si dice e fa in molti modi, nelle istituzioni o nelle professioni e sempre (sempre!) in contatto e in relazione con le persone.

Spesso in Italia l’innovazione è passata dalle strade e dalle piazze che lambiscono il Palazzo, ma non ne ha mai varcato la soglia. E non si tratta di essere tecnici, no: si tratta proprio di essere politici, che ci si occupi di diritti, di consumo di suolo, di lavoro o di altro.

Nel Governo delle Stelle, che saranno più di cinque, ma speriamo non siano molte di più (ancora ci ricordiamo come finì nel 2006, con un battaglione di ministri e sottosegretari), c’è anche da considerare il piano D: ovvero la presenza delle donne, pari a quella degli uomini. Come succede nelle aule del Parlamento dove, guarda un po’, le donne hanno già dato i segnali più importanti di questa legislatura.

Ieri notte, non me ne vorrà Bersani, tornando a casa, ho pensato che sarebbe bello avere un premier donna. Finalmente. Se Bersani ce la farà, potrà esserci una vice-premier. Chissà.

In più, le stelle dovranno avere un quadro di insieme, che ci consenta di scorgere una costellazione di qualità, rinnovamento e impegno civile, al di sopra di ogni sospetto.

Per quanto riguarda infine la questione dei numeri, il volo del calabrone è sempre incerto: probabile che nella proposta di governo di Bersani, su temi quali cittadinanza e innovazione, ma non solo, possa esserci il contributo di Scelta Civica. Magari anche all’Interno. E se Monti tornasse a ragionare (in questo momento ha avanzato la propria candidatura alla Casa Bianca), ciò significherebbe contare al Senato su 140 seggi. Ne mancano ancora una ventina. Che sono tanti.

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