Si parla molto di macroregione, tema che Maroni recupera da Formigoni (proprio così) per superare l’ingombrante concetto di Padania che fa troppo cerchio magico, trote, ministeriamonza, solidellealpi, quotelatte e ampolledeldiopo.

Ora, per evitare che ci si ritrovi con un filotto che va da Cota a Zaia, passando per lo stesso Maroni, forse è il caso di dedicarsi alla provincia, anzi, alla microprovincia.

Troppo milanese la campagna del centrosinistra per le Regionali: lo abbiamo detto tempo fa, ora lo dicono tutti.

E invece le elezioni si vincono nei piccoli e medi comuni (e nelle piccole e medie imprese), dove la crisi del centrosinistra è iniziata molto prima della crisi economica. Ed è venuto il momento di riscattarsi, anche in quei territori ‘irredenti’, soprattutto al Nord, dove la strada si alza e scendono i consensi, dove la metropoli, a poco a poco, si allontana.

Per questo, lasciamo da parte lo snobismo da Cerchia dei Navigli, i salotti e i circoli intellettuali che votano già a sinistra. E frequentiamo quei toponimi in -ago e in -ate, cari a Gadda, che tanta fortuna hanno avuto in una campagna recente (lo strano caso della moschea di Sucate, che tutti ricorderete). E che ci parlano anche di tanti amministratori del Pd, di tante esperienze, di molti candidati che potranno fare la loro parte, soprattutto se ci sarà la copertura politica e mediatica di un partito che proprio alla provincia del Paese deve saper parlare.

Quando si tenne l’assemblea nazionale “fuori sede”, vicino a Varese, tutti i massimi dirigenti del nostro partito parlarono di «profondo Nord», nemmeno fosse il Saskatchewan. E invece eravamo in un capannone a Busto Arsizio.

Ecco, vorrei e farei una campagna prealpina e valligiana, che muova dal basso e dalla Bassa. Per frequentare la provincia, senza essere provinciali. Per fare mente locale, senza abbandonarsi al localismo che ci ha devastati in questi anni. Per dare spazio alla relazione politica con i «contadini», che sono parecchio stanchi dei «luigini», come abbiamo più volte cercato di spiegare anche in questa sede (ad esempio, qui).

Perché in questi anni molte risposte sono state sbagliate, ma alcune domande dei cittadini, quelle no, quelle erano legittime. Bisogna solo capire come interpretarle, per alzare lo sguardo e non per barricarsi in casa.

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