Andrea Pertici e l’articolo 24 della Costituzione:

Ieri sera il premier ha cercato di spiegare a Fabio Fazio (“Che tempo che fa”) il motivo per cui vuole eliminare il diritto di reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa. Per motivi discriminatori. Infatti, come notava l’intervistatore, non si capisce perché, per migliorare la tutela di alcuni, eliminando giustamente, molti contratti di precariato, si debba peggiorare quella assicurata dall’articolo 18.

Per diversi minuti, a dire la verià, non se ne veniva a capo. Finché il premier ha detto che il problema dell’articolo 18 è che rimette la tutela di un diritto al giudice (sic!). Che poi magari ogni giudice potrebbe decidere diversamente… Mentre – proseguiva – si fida degli imprenditori ed è giusto che siano loro a decidere (anche di ciò che a loro viene contestato, pare di capire).

Forse c’è un po’ di confusione: la tutela di tutti i diritti è, naturalmente, rimessa ai giudici. Lo dice con chiarezza l’articolo 24 della Costituzione «tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi». L’articolo 18 non fa eccezione. Il giudice, naturalmente, interviene solo per il caso di ritenuta violazione del diritto. E stabilisce – da una posizione terza – chi tra il lavoratore subordinato licenziato e l’imprenditore licenziante ha ragione: se ha ragione l’imprenditore il licenziato rimane tale; se ha ragione il lavoratore questo recupera il suo posto. Molto semplice. Può darsi che tra un giudice e l’altro ci sia una differenza di apprezzamento. Vale sempre. Nella tutela di qualunque diritto. Si chiama autonomia, presupposto dell’indipendenza. Per assicurare peraltro una conforme interpretazione in punto di diritto è prevista la Corte di cassazione. Il sistema funziona così per tutti i diritti e in tutti i Paesi, come previsto in tutte le Costituzioni democratiche e in molte carte internazionali.

Quindi, anzitutto il premier doveva dire di fidarsi dei giudici. Poi certo anche degli imprenditori. E dei lavoratori pure. Il fatto è che l’imprenditore (come il lavoratore subordinato) non può sostituirsi al giudice perché è parte in causa. Mentre il giudice è terzo. Degli imprenditori fidiamoci per fare impresa. Dei giudici per tutelare i diritti. Solo così assicuriamo l’uguaglianza di tutte le parti, evitando soprusi. “Ci sarà pure un giudice a Berlino” diceva il celebre mugnaio di Postdam cercando di opporsi al sopruso di un nobile. Paiono constatazioni banali, ma tutto considerato meritano di essere ribadite.

Ecco, quindi, per tornare alla domanda iniziale, visto che la motivazione data non sta proprio in piedi: perché, mentre si prova a dare maggiori tutele contrattuali a chi oggi non le ha, si propone invece di eliminare quella dell’articolo 18 (peraltro – come ricordava ieri D’Alema e stamani lo stesso sottosegretario De Vincenti – già molto ridotto dalla riforma Fornero)?

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