Bruno Manfellotto ha scritto un pezzo che condivido dalla prima all’ultima riga (lo trovate qui).

Devo dire la verità, però: quest’estate, da Nord a Sud, ho trovato una maggiore propensione allo scontrino di quanto non mi fosse capitato di rilevare nelle estati precedenti.

Se è vero infatti che nel corso della lunga parentesi berlusconiana, diciassette anni dalla discesa in campo al tramonto del cavaliere, centro destra e centro sinistra si sono equamente alternati a Palazzo Chigi, è vero pure che i numeri raccontano un’altra verità. Negli anni in cui Visco veniva rappresentato dai giornali di Berlusconi come Dracula, l’evasione dell’Iva passò dal 36,1 per cento del totale (1996) al 31,2 (2001), con un valore minimo del 26,9 nel 1999; quella dell’Irap dal 27,3 (1998) al 21,9 (2001); e il sommerso dal 16,45 per cento del Pil (1996) al 15,65 del 2001. Viceversa, chiusa l’esperienza del primo centro sinistra, l’evasione è tornata a crescere dal 2003, raggiungendo il 33 per cento nel 2004.

Cosa vogliamo dire? Che la politica fiscale e la lotta all’evasione devono marciare di pari passo; che la seconda ha un senso solo se la prima preveda come obiettivo finale un progressivo calo delle aliquote; che insomma a poco servono da sole dieci cento mille Cortina, che pure possono dare qualche brivido di soddisfazione. E soprattutto che non bastano più gli annunci dal palco di un meeting.

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