E ne succedono di tutti i colori.

La Lega chiede le dimissioni dell’assessore Rizzi (da assessore, però, non da consigliere, perché Rizzi faceva parte del listino, ma di quella parte che non è ‘scattata’). Formigoni dice di essere andato in vacanza con Daccò, ma «in gruppo», e si incavola, perché il Corriere scrive che Daccò gli pagava le vacanze.

Nel frattempo, il capogruppo della Lega spiega che forse il nuovo comitato centrale della Lega deciderà che anche il presidente del Consiglio regionale si deve dimettere (eh, già), mentre pare che anche Maullu (Pdl) lascerà presto la giunta Formigoni.

Che per altro continua a dichiarare di volere andare avanti (anche se ammette, per la prima volta, che forse finirà la corsa nel 2013, come noi sosteniamo da tempo, per altro) e che sta già rimpastando quanto rimpastato qualche settimana fa.

E che cosa c’entra lui con i privati della Sanità? Già, davvero, chissà cosa c’entra.

Più che un governo tecnico, è un governo tennico, che fa venire in mente Stefano Benni. Ve lo ricordate, quel libro? Ecco, è un po’ così, che ci si sente, in Lombardia, di questi tempi.

E domani in aula si discuteranno e voteranno le dimissioni di Renzo Bossi.

Sono giorni intensi: si sono rotte le ampolle un po’ a tutti. C’è chi si appella a Bossi, c’è chi non lo ascolta più. C’è chi si commuove, c’è chi si arrabbia.

In ogni caso, i kleenex sono verdi. D’ordinanza.

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