Non è scritto male, il titolo: è scritto apposta. Perché oggi è suonata la campana congressuale all’interno del Pd, tutti rigorosamente in ordine sparso.

Il vicesegretario, non nuovo a simili esternazioni, smentisce platealmente il segretario. I socialdemocratici gli si stringono intorno. I veltroniani dicono che si è votato a Vasto e non a Palermo. Tutti tirano acqua al proprio politicistico mulino.

A nessuno viene il dubbio che il problema sia insieme più locale e più generale: ed è – a livello locale – la scivolosissima situazione siciliana in cui ci troviamo da tempo e – a livello generalissimo – il rapporto tra gli elettori e i partiti, a cominciare dal nostro, che si è compromesso molto tempo fa. E non per colpa di questa o quella alleanza, di questa o quella formula, di questa o quella maledettissima corrente interna (intima!) ma per via della politica che non siamo stati capaci di esprimere.

Ma non vi preoccupate: non ci sarà alcuna accelerazione congressuale. Un Bersani indebolito fa comodo a tutti. A Bersani per primo, per una scelta a volte subita, a volte fortemente voluta (ricordate il lottatore di sumo?).

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