Con la svolta socialdemocratica da una parte e quella dei montisti (perché per essere montiani avrebbero dovuto sentir prima Monti) dall’altra, il congresso del Pd è iniziato, Bersani nonostante.

Peccato soltanto che la direzione nazionale, organismo principale e tutto politico del partito solido che ancora il Pd rappresenta, sia stata convocata l’ultima volta all’inizio di ottobre del 2011. E nonostante i ripetuti inviti, non sia stata più celebrata una sua riunione per cinque lunghi mesi.

Certo, altre riunioni e riunioncine ci sono state, caminetti stretti e caminetti allargati, anche un’assemblea nazionale, in cui però, come ricorderete, non si è votato nulla.

Nel frattempo, è caduto un governo, sono cambiate le maggioranze interne ed esterne, l’Italia è stata sull’orlo del baratro e non si è ancora ripresa (nemmeno dallo spavento), sono state celebrate in tutta Italia decine di primarie, si è a lungo dibattuto di riforme strutturali e di modifiche della Costituzione. E sono cambiate le condizioni di contesto e le stesse mitiche proposte del Pd sono state riformulate e, in alcuni casi, profondamente ripensate.

Si è discusso di tutto, insomma, ma non in direzione: meglio farlo sui giornali, che c’è più gusto. Come sempre, da sempre.

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