Comunicato stampa. Il Partito Democratico punta a rivedere la Legge regionale sulle estrazioni. In evidenza il ruolo protagonista delle Province, nuove modalità di attuazione dei piani e garanzie ambientali. Il tema della pianificazione e programmazione delle attività estrattive è da tempo nell’agenda del gruppo consiliare del Partito democratico, tanto che già nella scorsa Legislatura si era tentato di portare a discussione un progetto di Legge che andasse nella direzione di rendere più snelle le procedure di approvazione dei Piani provinciali senza con questo perdere in termini di garanzie ambientali. Questa settimana Giuseppe Civati insieme ad altri 14 consiglieri regionali del PD ha presentato un nuovo progetto di Legge che riprende nella quasi totalità le idee avanzate in passato e tutt’ora valide.
È lo stesso Civati a spiegarne i punti salienti: “Sono 3 i punti su cui si basa la nostra proposta: il primo riguarda la riorganizzazione delle competenze, assegnando la potestà decisionale effettiva alle Province e lasciando alla Regione le sole funzioni di verifica di conformità alla programmazione regionale. Un secondo aspetto riguarda: le modalità concrete di attuazione dei Piani, l’obbligo di valutazione di impatto ambientale per tutti gli interventi superiori a determinate quantità o superfici e l’impedimento ad un qualsiasi utilizzo di materiali classificati come rifiuti per ripristinare le cave. Infine, ed è il terzo aspetto, quello che attiene alle tutele ambientali e territoriali, oltre che alla verifica della correttezza degli operatori”.
Un insieme di norme che punta a modificare una prassi ormai consolidata di trasformazione della pianificazione provinciale delle cave da parte di Regione Lombardia, che modifica i programmi estrattivi a scala territoriale.
Per Civati il passaggio è fondamentale. “Lo schema che proponiamo alla discussione valorizza, in base al principio di sussidiarietà, il ruolo degli Enti Locali: Comuni e Province. Questo avverrebbe sia nella fase di assunzione delle scelte iniziali, sia nella fase finale di attuazione vera e propria delle scelte di pianificazione. In questo modo il meccanismo decisionale è più vicino ad un modello di valorizzazione dei singoli ruoli, attraverso funzioni chiare: la Regione attua la programmazione generale, definisce i criteri tecnici e verifica le compatibilità, le Province deliberano l’esecutività vera e propria e ne controllano l’attuazione, i Comuni concorrono alla decisione iniziale e verificano gli interventi operativi”.
“Si tratta di procedure – continua il consigliere del Pd – che aiuterebbero l’Ente Locale ad una diversa attenzione nell’uso dei suoli, nelle modalità di individuazione delle aree, nel definire i quantitativi nei nuovi Piani decennali, nel vincolare le attività di bonifica agricola. Vedremmo finalmente rafforzato il principio che impedisce qualsiasi utilizzo di materiali classificati come rifiuti per ripristinare le cave. Quanto accaduto in questi anni in Lombardia, con gli inevitabili e preoccupanti strascichi giudiziari, potrebbe essere quindi fortemente ridimensionato, a tutto vantaggio della sicurezza del territorio e delle popolazioni locali che oggi vivono un vero e proprio trauma ogni volta che si affaccia la possibile apertura di un ambito estrattivo sul proprio territorio”.
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