Bassa affluenza, dibattito su politica e anti-politica. A me, chissà perché, è venuto in mente Del Piero. Perché ieri sono volati insulti, uova e schiaffoni, a Torino, contro la Juventus. Tifosi esasperati da una Juve che gioca male, che si sono spinti fino ad un vero e proprio rifiuto della squadra. Comportamenti irresponsabili, violenti e ingiustificabili, soprattutto la ‘botta’ a Zebina. Però l’unica risposta possibile è mettersi a giocare. E Del Piero che fa? Gli danno una punizione da 25-30 metri e s’inventa la solita parabola a rientrare (e a riscendere, potremmo dire), e la mette nel Sette. Il portiere è lento come la fame, il pallone è irraggiungibile. Poi, però, la solita amnesia: lancio in profondità, Amoruso segna l’ennesimo gol alla sua ex-squadra (ne ha segnati più contro la Juve che con). Che succede allora? Succede che la squadra ci prova, entra Melo, i tifosi si preparano immediatamente a un’altra contestazione, ma il solito Del Piero dalla destra calibra un cross perfetto (con il contagiri, dicono i commentatori televisivi) e Melo, di testa, quella testa che ha perduto per tutto il campionato, la mette sul palo lontano, lontano dalle polemiche e dalle brutte figure. All’anti-politica, anche a quella becera (e, per altri versi, da condannare fermamente) si deve rispondere con il bel gioco, prima, e con i risultati, poi. Come anche per i risultati di stasera, che attendiamo con ottimismo, vale la lezione di Del Piero che, a fine partita, dice: «Non è che con questa vittoria abbiamo risolto i nostri problemi». C’è molto ancora da fare. E forse c’è bisogno di qualcuno che lo faccia. Del Piero è a disposizione: se non va ai Mondiali, ce lo portiamo in Parlamento.

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