Formigoni dice che il disastro ecologico che ha interessato il Lambro è come l’attentato di via dei Georgofili. Lo dice così, per dire, o Formigoni intende assumere fino in fondo il paragone perché sa che, oltre alle conseguenze devastanti, anche il mandante potrebbe essere simile? E, come mai, nessuno controllava che l’azienda si proteggesse da rischi ambientali di questo (o altro tipo)? Di chi era la competenza? E come mai la Regione ha atteso molte ore, come ha documentato il Corriere (oggi, in edicola), prima di intervenire e coordinare gli interventi? Perché quando la Regione si è attivata, purtroppo, di gasolio, sotto i ponti, ne era passato già parecchio.
Ecco allora che, oltre a chiedere a Formigoni se ha informazioni precise che gli consentono di fondare il paragone tra Lambro e via dei Georgofili, gli poniamo altre dieci domande:

1.
L’allegato 1 parte 2 del decreto legislativo 334/99, riporta al punto 6 la voce: sostanze infiammabili. I limiti per la classificazione di una azienda fra quella a rischio di incidente rilevante sono 5mila tonnellate, per gli articoli 6 e 7, e 50mila tonnellate per l’articolo 8, limiti che rendono obbligatorie rispettivamente, la notifica o il rapporto di sicurezza. La Lombarda Petroli è stata recentemente declassificata, su sua richiesta, perché ha denunciato un quantitativo di sostanze pericolose inferiore al limite. Quanti liquidi infiammabili sono stati immessi nelle fognature, e da qui nel Lambro?

2.
A proposito dei quantitativi di sostanze infiammabili realmente stoccati, quali controlli sono stati eseguiti dal Ministero e dalla Regione Lombardia, e con quali esiti?

3.
Voci da confermare asseriscono che vi è stato un forte ritardo negli interventi per lo sbarramento del fiume e l’aspirazione del gasolio e della nafta galleggianti sul pelo d’acqua. Ci risulta che i primi ad accorgersi dello sversamento sono stati i gestori del depuratore, verso le otto di mattina. I primi sbarramenti sono stati effettuati dai volontari della protezione civile alle dieci. Sbarramenti rilevatisi inefficaci per l’assenza di pompe aspiranti. Quando è stata avvisata l’ARPA e la Provincia? Chi lo ha fatto? Perché i primi interventi sono stati effettuati da volontari?

4.
Gli sversamenti di prodotti petroliferi in corsi d’acqua sono purtroppo frequenti in Lombardia. Per questo le Province sono allertate e solitamente chiedono l’intervento di aziende private perfettamente attrezzate per tali occorrenze. Sembra che in questo caso ci siano stato forti ritardi dell’interveto di dette aziende specializzate, per carenza di indicazioni precise dalle autorità preposte. Le province di Monza, Milano e Lodi hanno richiesto interventi di questo tipo? Qual’è stata la ragione del forte ritardo verificatosi (circa sei ore?)

5.
Quali sono le ditte intervenute, e come hanno operato?

6.
È stata evidente, in questa occasione, la carenza di coordinamento degli interventi. Quale è stato il ruolo delle prefetture di Milano e Lodi?

7.
Quale interventi sono stati messi in campo dalla Regione Lombardia, oltre quelli doverosi di Arpa e Asl?

8.
Prima del Lambro, l’ondata dei prodotti petroliferi ha interessato il depuratore della Brianza, che seve 800mila abitanti, con la conseguente messa fuori esercizio della sua attività. Quali sono state le conseguenze? È credibile l’affermazione che occorrano soltanto 15 giorni per il ripristino della sua attività? L’inquinamento infatti deve aver distrutto l’attività della depurazione aerobica, con la conseguente distruzione della flora batterica.

9.
Quali interventi sono previsti per la gestione del periodo di fuori esercizio del depuratore, per evitare che lo sversamento di liquami non depurati provochino ulteriori danni al fiume?

10.
L’azienda, Lombarda Petroli, a parte la origine dolosa dell’episodio, si presenta in condizioni di manutenzione e gestione degli stoccaggi disastrose. Quali provvedimenti si intendono prendere nei suoi confronti?

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