Leggo sul Foglio un editoriale molto spiritoso dedicato a Filippo Civati, un mio omonimo che non avevo il piacere di conoscere, del quale però in questi giorni parlano tutti i giornali. Filippo viene attaccato con sarcasmo per avere parlato di spensieratezza, e per questo avvicinato a Debora Serracchiani, che nei giorni scorsi, com’è noto, aveva parlato di simpatia per spiegare la propria scelta a favore di Franceschini. Stefano Di Michele attacca Filippo dicendo che "produce banalità di linguaggio" (produce?), "con la parola adatta che non si riesce più a situare nel posto giusto". Di Michele si arrabbia parecchio, non capisce da dove "cavolo" venga "un simile proponimento". Filippo sarebbe un "ganzo" pronto per il "Festivalbar" e per "le vacanze a Ibiza". Ho riletto l’intervista di Filippo, in cui parlava di libertà e di spensieratezza rispetto ai condizionamenti delle burocrazie e dei big, e l’ho cercato al telefono, consigliandogli di non rispondere. E di rimanere così, spensierato e libero: fa bene a lui. E forse farebbe bene anche al Pd. P.S.: come già ricordato, «a cada insulto que recibamos, nosotros una propuesta, a cada descalificación, una idea, y a cada exageración, una sonrisa, porque eso es lo que merece la ciudadanía…».

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