Ascoltatemi bene. Le liste per le Europee non sono fenomenali. La ‘cucina’ è stata lunga e faticosa e i segnali del famoso change molto pochi: diciamo uno per circoscrizione. Ora, però, i candidati e le liste, finalmente, ci sono. Anche la campagna di comunicazione lascia un po’ a desiderare e siamo tutto d’accordo. Però, ora, c’è la campagna elettorale. E il Pd deve fare un buon risultato: alle Europee, s’intende, ma anche (e soprattutto) alle Amministrative. Chi auspica il “tanto peggio, tanto meglio” sbaglia e sbaglia di grosso. Chi vuole congressualizzare (si potrà dire?) le elezioni, si qualifica da solo (e qualifica la propria proposta politica). Chi pensa ad una conta, si troverà qualche sorpresa. Sono il primo a dire che l’8 giugno, o il 22, il giorno dopo i ballottaggi, deve aprirsi la stagione congressuale. E bisogna farlo senza prese in giro. Fino al weekend del voto, però, dovremo occuparci di lavorare per il partito. Anche se questo volesse dire che ci teniamo Franceschini per l’eternità. E’ un fatto di ordine squisitamente politico, con qualche sfumatura morale. E bisogna essere conformisti nelle poche occasioni in cui il conformismo serve, perché si tratta, almeno in questo caso, di un conformismo che conserva, mi pare di poter dire, una sua dignità critica e una sua molto utilitaristica (l’utile di tutti, non quello di pochi, ovviamente) ragionevolezza. Chi in questi giorni, tra un nuovo libro e una nuova fondazione, vorrà sparigliare, si comporta come quei giocatori che rompono lo spogliatoio. O come quei partner che passano la vita a mettere in discussione la coppia. Ci vuole molto cuore, un po’ di gambe e anche un pezzettino di fegato, con questo Pd. Ma anche quest’anno vale la pena votarlo, non solo per evitare la dispersione dei voti: ne vale la pena per una precisa scelta di ordine politico. Quella di tornare a essere presenti sulla scena politica italiana nei prossimi mesi. Per quanto mi riguarda, ho una riunione tra qualche minuto, alle 8.30 (ora brianzola). E voi?

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