Ci può salvare. Prendo a prestito una celebre espressione heideggeriana, per dire che, tra il 25 ottobre e il 4 novembre, si gioca una parte decisiva del destino, oltre che dell’intero pianeta, anche – e in modo speciale – della politica italiana dei prossimi anni. Credo che noi dobbiamo guardare ad Obama come ad un passaggio-di-fase, che può cambiare parecchio i valori in campo anche nella politica europea. E non solo perché Obama interromperebbe la serie repubblicana che ci ha consegnato il mondo come ora lo conosciamo, costruendo un’influente mitologia politica, a partire dalla guerra, dall’approccio neoliberista (che ha fatto numerosi proseliti anche in Italia, con buona pace del Tremonti convertito in extremis), dalla concezione stessa della politica (nei suoi rapporti con la società e, per fare solo un esempio, con la religione). Da quell’idea di unilateralismo applicata da George W. non solo alla lotta al terrorismo, ma a tutte le azioni dei suoi mandati (un unilateralismo che non ha fatto altro che rendere più solido quel pensiero unico mercatistico e di molto autoritario che anche noi, europei ed italiani, subiamo da tanto, troppo tempo). Obama può essere un modello anche per come è maturata la sua ascesa, attraverso una vittoria straordinaria dei Democratici nel 2006 (qui un testo a cui fare riferimento), per come ha saputo dare spazio al coraggio (categoria ormai abbandonata dalla nostra politique politicienne, burocratica e involuta), per come ha raccontato un cambiamento. Non possiamo non dirci obamiani, in questo momento così difficile per il Pd e per il Paese. Per capire quali sono le leve di un momento che è rivoluzionario, dal punto di vista delle strutture fondamentali dell’economia mondiale, in cui è necessario essere audaci, dal punto di vista delle scelte della politica. Dicendo qualcosa di chiaro e di forte, ma soprattutto di ‘alto’. Perché dalla miseria della politica del nostro paese, sono altri a trarre vantaggio. Piero Fassino, per chiudere con Hölderlin, amava ripetere spesso, nel 2001, all’indomani di una sconfitta altrettanto cocente, che là dove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva. Ecco, noi, quel ciò che salva, non l’abbiamo ancora individuato. Per capire dove trovarlo, vale la pena di ripartire da Chicago, Illinois.

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