Comunicato stampa. Soldi per la sicurezza? Sì, per sostenere le associazioni e i comitati che con iniziative semplici ma partecipate, con l’ausilio di Consigli di zona e di quartiere rivitalizzati, si riappropriano del territorio, delle vie, delle piazze, delle aree verdi sotto casa fungendo da deterrente sociale a fenomeni di microcriminalità più o meno diffusi, a volte solo percepiti. La proposta è dei consiglieri regionali Giuseppe Civati (PD) e Carlo Monguzzi (Verdi) ed è stata presentata oggi a Milano con Emanuele Patti, Presidente Arci Milano e della Presidenza regionale dell’associazione.

L’iniziativa trae ispirazione da una filosofia molto distante dalle ronde varate dal governo Berlusconi, alle quali saranno destinate fior di risorse pubbliche, e diventerà una proposta di legge che Civati e Monguzzi proporranno a tutte le forze politiche in Consiglio. La proposta, in sintesi, prevede:

· Fondi alle associazioni per progetti di aggregazione e di vicinato e di promozione sociale.

· Coinvolgimento e ruolo attivo dei Consigli di zona e di quartiere sul tema della partecipazione dei cittadini alle associazioni di vicinato in funzione di una maggiore diffusione di attività di presidio del territorio; di monitoraggio dei problemi locali; di individuazione delle migliori e più efficaci iniziative per una buona integrazione dei cittadini stranieri; per la messa in rete di tutto il materiale di informazione su contesti e zone pericolose.

· Apertura di Sportelli sicurezza presso i Consigli di zona sul modello del quartiere Borgo Panigale di Bologna.

· Promozione di iniziative socio culturali nei quartieri a rischio nei mesi primaverili estivi, esattamente come succede nel quartiere Lavapiés a Madrid, dove ogni anno per un mese intero sono organizzati eventi
La proposta di Civati e Monguzzi prende spunto dall’iniziativa organizzata dal Comitato delle sedie di Milano che, periodicamente, nelle ore più “delicate” e obiettivamente a rischio della giornata, promuove incontri tra cittadini che si danno appuntamento in strada, muniti di sedie, per discutere di argomenti più o meno impegnativi. Il Comitato non segue schemi precisi ma l’effetto è la riappropriazione dello spazio comune, una presenza che può scoraggiare chi ha brutte intenzioni nei confronti della signora che porta a spasso il cane o della studentessa o lavoratrice che rientra a casa dopo una lunga giornata, o dopo l’aperitivo o il cinema.

“Le iniziative che già ci sono e che potrebbero esserci – dicono i promotori -, costituiscono un’alternativa che vuole essere un modello positivo per i cittadini che di fronte a episodi di cronaca a volte inquietanti, non ci stanno a rinchiudersi in casa, vogliono fare qualcosa insieme ai vicini di condominio, di via o di quartiere. Iniziative non contro qualcosa ma per riappropriarsi degli spazi, dei luoghi nel tentativo di arginare un problema che, a volte, è più percepito che reale”.

“Vanno sostenuti modelli culturalmente alternativi a quelli proposti da chi crede che la sola risposta al problema della sicurezza sia il gruppo quasi ‘militarmente’ organizzato che presidia il territorio, per garantire il quale bastano le forze dell’ordine, che vanno sostenute e a cui non vanno tagliate le risorse. L’iniziativa trae spunto da modelli relazionali vissuti naturalmente solo fino pochi decenni fa, nei cortili, nelle cascine e nei quartieri. Nulla di nuovo da scoprire, solo qualcosa da rispolverare”.

Grazie a un sostegno più deciso e mirato possono nascere associazioni di vicinato che con attività civiche raccolgono informazioni sui problemi del quartiere, monitoraggio delle situazioni a rischio, promuovono iniziative ludico ricreative nei periodi primaverili ed estivi. I gruppi di quartiere possono inoltre stimolare un’analisi dal basso del cambiamento dei quartieri cittadini negli ultimi anni, dell’efficacia delle politiche di integrazione locale e nazionale in una società, almeno a Milano ma ormai in molti altri centri urbani lombardi, sempre più multietnica, sulle povertà vecchie e nuove volano di disagio e spesso di fenomeni più o meno gravi di devianza sociale.

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