Il consigliere regionale è un lavoro molto piacevole ma a volte ti costringe ad esperienze che altrimenti non ti sogneresti di fare. Come ad esempio leggere la fatica (monumentale) di Vittorio Sgarbi, Clausura, un tomo molto voluminoso pubblicato da Bompiani e dedicato all’esperienza di amministratore comunale dell’ex-assessore alla Cultura del Comune di Milano, ora sindaco di Salemi in provincia di Trapani. Il libro ci parla di un ego sproporzionato e di un politico che intende togliersi qualche centinaio di sassolini dalle scarpe, dopo il suo ‘licenziamento’ da parte del sindaco Moratti. Il ritratto che emerge, dalle pagine ricche di particolari e di indiscrezioni che Sgarbi ci propone, è quello della giunta comunale più conservatrice che Milano abbia mai conosciuto. Dai patrocini negati alle rassegne di cultura gay alla censura di questo e di quello (il caso di questi giorni è la censura alla campagna contro la violenza sulle donne), dall’attacco a tutto quello che non è allineato alla difesa degli interessi del più forte (come nel caso delle grandi iniziative in campo urbanistico e dei progetti per l’Expo, secondo Sgarbi un fallimento assicurato). Dal buen retiro di Salemi, il Nostro (anzi, il Loro) è avvelenato, sicuramente, ma documentatissimo. E se fossi uno dei tanti assessori presi di mira per tutte le trecento pagine del libro, a cominciare da Suor Letizia, piuttosto che alle querele da minacciare penserei a cambiare modo di fare. E di amministrare. Perché Milano non si merita una simile clausura e su questo, almeno su questo, Sgarbi ha ragione.

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